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impara l' ARTE e.....TUTTO IL RESTO!!!

Inviato: 29/05/2014 - 16:12
da Ghepard


ROMA______SCUDERIE DEL QUIRINALE______PIAZZA DEL QUIRINALE
Alle Scuderie del Quirinale una grande mostra sull'artista messicana Frida Kahlo (1907-1954), simbolo dell'avanguardia artistica e dell'esuberanza della cultura messicana del Novecento.

Roma e Genova presentano con un progetto congiunto e integrato due importanti mostre incentrate sull’opera dell’artista messicana Frida Kahlo.
La mostra romana, alle Scuderie del Quirinale, dal 20 marzo al 31 agosto 2014, indaga Frida Kahlo e il suo rapporto con i movimenti artistici dell’epoca, dal Modernismo messicano al Surrealismo internazionale, analizzandone le influenze sulle sue opere.
La mostra genovese, Frida Kahlo e Diego Rivera, a Palazzo Ducale, dal 20 settembre 2014 al 15 febbraio 2015, prosegue il racconto iniziato, analizzando l'universo privato di Frida, un universo di grande sofferenza, al centro del quale sarà sempre il marito Diego Rivera, delineando un rapporto che lascerà enormi tracce nella sua arte.
Non vi è dubbio che il mito formatosi attorno alla figura e all'opera di Frida Kahlo (1907-1954) abbia ormai assunto una dimensione globale; icona indiscussa della cultura messicana novecentesca, venerata anticipatrice del movimento femminista, marchio di culto del merchandising universale, seducente soggetto del cinema hollywoodiano, Frida Kahlo si offre alla cultura contemporanea attraverso un inestricabile legame arte-vita tra i più affascinanti nella storia del XX secolo. Eppure i suoi dipinti non sono soltanto lo specchio della sua vicenda biografica, segnata a fuoco dalle ingiurie fisiche e psichiche subite nel terribile incidente in cui fu coinvolta all'età di 17 anni. La sua arte si fonde con la storia e lo spirito del mondo a lei contemporaneo, riflettendo le trasformazioni sociali e culturali che portarono alla Rivoluzione messicana e che ad essa seguirono.

Fu proprio lo spirito rivoluzionario che portò alla rivalutazione del passato indigeno e delle tradizioni folkloriche, intesi come insopprimibili codici identitari generatori di un'inedita fusione tra l'espressione del sé e il linguaggio, l'immaginario, i colori e i simboli della cultura popolare messicana. Allo stesso tempo Frida è un'espressione dell'avanguardia artistica e dell'esuberanza culturale del suo tempo e lo studio della sua opera permette di intersecare le traiettorie di tutti i principali movimenti culturali internazionali che attraversarono il Messico del suo tempo: dal Pauperismo rivoluzionario all'Estridentismo, dal Surrealismo a quello che decenni più tardi avrebbe preso il nome di Realismo magico.

Re: impara l' ARTE e.....TUTTO IL RESTO!!!

Inviato: 30/05/2014 - 10:34
da Ghepard
IL GIOCO DEI DUE CANTONA

ERIC CANTONA ex calciatore star, attore e produttore che adesso ha 48 anni è un uomo di opposti.
è francese, ma è diventato una leggenda dell' inglese MANCHESTER UNITED.
è noto come IL FILOSOFO, anche se è stato sospeso per tirato il pallone contro la folla e sputato ad un fan della squadra avversaria.
ha recitato al cinema con CATE BLANCHETT e a teatro diretto dalla moglie RACHIDA BRAKNI.
nel film di KEN LOACH " IL MIO AMICO ERIC " fa l' angelo custode d' un divorziato depresso: ma sono già due volte, l' ultima pochi giorni fa aggredisce il paparazzo di turno.
ci sono due CANTONA, diceva MICHEL PLATINI, uno esiste, uno si esprime.
ora ERIC è in THE SALVATION presentato a CANNES, un western diretto dal danese KRISTIAN LEVRING.
ed ha prodotto con i fratelli JOEL e JEAN MARIE LOOKING FOR RIO, documentario sui MONDIALI, RIO gli piace, ovviamente, perchè è una città di opposti: ricchezza e povertà, rivalità tra club e proteste contro le spese folli del governo per i preparativi.


Re: impara l' ARTE e.....TUTTO IL RESTO!!!

Inviato: 31/05/2014 - 15:04
da Ghepard
OLTRE MAURITIUS

potremmo definirla la MAURITIUS vintage: da viaggio della memoria, lontano dalle frenesie del turismo di massa.

RODRIGUES perla dell' OCEANO INDIANO con bianche spiagge tropicali, una blue lagoon di 300 km quadrati tra tartarughe e pesci tropicali, un interno vulcanico e montagnoso da scoprire con gite in bici o a cavallo.

è sempre stata la più defilata delle mascarine: lontana anni luce dalla mondana MAURITIUS, da mezzo secolo al top del mercato turistico.

eppure a solo un' ora e mezza di volo tutto cambia.

e scorre più lento, in un ecosistema ancora incontaminato.

barche a vela che tornano a riva cariche di pesce, ruspanti chambre d' hotels che si riempiono in fretta, concentrate nel piccolo PORT MATHURIN, pochi taxi e solo fino al tardo pomeriggio (non c' è abitudine di girare di notte) negozietti di ceste e cappelli fabbricati con foglie essiccate di VACOA, escursioni nelle grotte di CAVERNE PATATE e nuotate fra i coralli della riserva naturale dell' ILE AUX COCOS, con grigliata all' ora di pranzo.

la sera si passa in qualche " bar a rum " avvolti dal ritmo della musica locale o dei balli coloniali in versione creola.

e magari la giornata si chiude con una pagina di LE CLEZIO, che nel suo VOYAGE à RODIGUES decanta l' isola come " un posto infinitamente selvaggio"


Re: impara l' ARTE e.....TUTTO IL RESTO!!!

Inviato: 03/06/2014 - 16:23
da Ghepard
Venezia, l'architettura del mondo in mostra alla Biennale

Torna dal 7 giugno la Biennale di Venezia con le sue proposte di altissimo livello. Ben 65 i Paesi di tutti i continenti presenti con proprie installazioni, di cui 11 saranno a Venezia per la prima volta.
Il curatore della Biennale Architettura è quest’anno l’archistar olandese Rem Koolhaas che ha introdotto una novità concettuale: non più inviti ad architetti famosi e a paesi che si esercitano liberamente attorno ad un tema, ma tre sezioni complementari che riempiranno i Giardini, l’Arsenale e le Corderie e il Padiglione centrale con proposte frutto di ricerche coordinate dallo stesso curatore.

Tre per l’appunto le sezioni della Biennale Architettura che ha come titolo generale “Fundamentals”. La prima è “Absorbing Modernity, 1914, 2014”. Si tratta di padiglioni nazionali di 65 Paesi di tutti i continenti che mettono in mostra i processi complessi attraverso i quali sembrano annullarsi le caratteristiche nazionali per arrivare ad un linguaggio architettonico universale e moderno. Ma si testimonia allo stesso tempo di quanto complesso sia questo cammino e di come le caratteristiche tecniche, tradizionali, culturali proprie di ogni luogo concorrano alla nascita di un linguaggio universale.

La seconda sezione si intitola “Elements of architecture” e nel Padiglione centrale della Biennale mette in mostra come nei diversi tempi i differenti architetti hanno trattato gli elementi fondamentali della costruzione, che sono mutati profondamente, che vengono utilizzati in modi originali, ma che sono sempre indispensabili. Pavimenti, soffitti, porte, finestre, scale, camini, servizi igienici, corridoi, balconi a altri acquistano nella loro indispensabilità una dimensione nuova.

La terza sezione, all’Arsenale, è “Monditalia” e mette in mostra il contributo dell’Italia all’architettura e al suo processo di sviluppo. Tra l’altro, come ha ricordato il presidente Paolo Baratta, la Biennale non è solo architettura, ma anche teatro, musica, danza, cinema. E qui nel padiglione di Monditalia saranno numerose le iniziative che uniranno le varie arti.
A riempire ulteriormente i mesi da giugno a novembre, Venezia ospiterà una serie importante di incontri, dibattiti, eventi, molti dei quali si collocano sotto la denominazione “Week end specials” .

14ª Mostra internazionale di architettura della Biennale di Venezia
Giardini della Biennale, Arsenale
Dal 7 giugno al 23 novembre
Ingresso: 25 euro, soci Coop 22 euro

Re: impara l' ARTE e.....TUTTO IL RESTO!!!

Inviato: 24/07/2014 - 12:43
da Ghepard
Palazzo Moriggia | Museo del Risorgimento

La Nebbiosa – lo sguardo di Pasolini su una Milano ormai scomparsa

La mostra sarà aperta fino al 14 settembre. Dal 5 giugno una sezione dell’esposizione sarà dedicata alle più belle immagini di Milano scattate tra il 1950 e il 1965 portate in mostra dai visitatori

Aperta al pubblico dall'8 maggio nelle sale espositive di Palazzo Moriggia | Museo del Risorgimento la mostra fotografica “La Nebbiosa – lo sguardo di Pasolini su una Milano ormai scomparsa”, promossa da Comune di Milano | Cultura, Polo Musei Storici e Musei Archeologici all’interno del palinsesto della Primavera di Milano, e prodotta da CreE e il Saggiatore Mostre.
In programma fino al 14 settembre 2014, con ingresso libero, la mostra prende il titolo dalla sceneggiatura, scritta da Pier Paolo Pasolini nel 1959, che avrebbe dovuto diventare un film; il progetto allora non andò in porto e il testo rimase inedito fino alla sua pubblicazione per il Saggiatore nel 2013.

“Una mostra che racconta Milano in un periodo importante della sua storia, quel Dopoguerra che è stato fucina di talenti e di progressi culturali, economici e industriali – ha commentato l’assessore alla Cultura –. Un periodo che rappresenta bene una delle caratteristiche fondamentali della nostra città: la capacità di accogliere persone e idee diverse, di rielaborarle con lo spirito al tempo stesso creativo e fattivo tipico dei milanesi, dimostrandosi sempre motore di avanguardie, non solo nella storia dell’arte e del pensiero ma anche nello sviluppo sociale e culturale. Una capacità che esprime pienamente il fil rouge che unisce tutti gli eventi della ‘Primavera di Milano’. Una mostra – ha concluso l’assessore alla Cultura – che sarà arricchita dal contributo di tutti i milanesi che la visiteranno, invitati a esporre i propri ricordi di famiglia per condividerli e offrire così un affresco più completo, oltre che inedito, della nostra città negli anni dal 1950 al 1965”.

Scatti d’epoca di maestri come Gianni Berengo Gardin, Ferdinando Scianna, Federico Garolla e altri nomi della fotografia italiana d’autore, tratti dall’Archivio Contrasto, a eccezione delle immagini di Mufoco - Museo Fotografia Contemporanea, costituiscono la prima sezione della mostra, intitolata ‘Lo sguardo di Pasolini su una Milano ormai scomparsa’.

Pensata per ripercorrere idealmente il passaggio dello scrittore a Milano in occasione della stesura de La Nebbiosa, la rassegna traccia un ipotetico reportage sui possibili spazi del film mai realizzato attraverso le immagini di una città, come la vide e testimoniò Pasolini in quegli anni: la Milano piena di ombre e luci del boom, dei grattacieli e delle nuove periferie, una sorta di contraltare meneghino alla Roma di Accattone.

Obiettivo dei curatori è immaginare e rappresentare in mostra quali avrebbero potuto essere i luoghi e i volti di questo film mai girato, attingendo a immagini d’epoca evocative di pezzi di una città radicalmente mutata. Alle fotografie si accompagnano testi scelti de La Nebbiosa: un vero e proprio racconto attraverso immagini e parole, che il visitatore può immaginare come lo storyboard pensato da Pier Paolo Pasolini per il suo film: Metanopoli, la città ideale progettata da Enrico Mattei; i nuovi grattacieli Galfa e Pirelli, costellati di luce; le periferie dove cascine e alberi affiancano le nuove costruzioni, i quartieri oltre il naviglio con le rovine e le case sventrate: la Milano della Nebbiosa ci appare oggi molto diversa.

La seconda parte della mostra, intitolata ‘Lo sguardo dei milanesi fa rivivere una Milano ormai scomparsa’, con apertura al pubblico da giovedì 5 giugno, è un omaggio alla città scomparsa e a tutti coloro che la videro ai tempi di Pasolini e la immortalarono attraverso le proprie immagini fotografiche. A costituire la rassegna saranno infatti gli stessi milanesi, invitati da uno speciale “appello” a condividere il ricordo della loro città, partecipando a quella che può definirsi come la prima social exhibition milanese.

I visitatori che porteranno con sé una o più fotografie – scattate a Milano e dintorni tra il 1950 e il 1965 – avranno la possibilità di esporre in mostra, con il loro nome, le migliori. Le 1850 caselle disponibili, una volta riempite con le fotografie selezionate, ricostruiranno così un mosaico ideale della Milano di quegli anni, come la percepirono i suoi abitanti. Il progetto si sviluppa dalla convinzione che le vecchie fotografie, tramandate o custodite nei cassetti, siano la testimonianza di una storia che non è stata raccontata, proprio come La Nebbiosa. Una storia fatta di ricordi e immagini che spesso hanno poco da invidiare a quelle dei grandi fotografi.


SCHEDA MOSTRA
Apertura al pubblico dall’8 maggio al 14 settembre 2014

Spazi al pianoterra di Palazzo Moriggia | Museo del Risorgimento, Via Borgonuovo 23, Milano
martedì – domenica, 9.00_13.00 / 14.00_17.30
Tel. +39 02 884 64177 – 64173 | c.museorisorgimento@comune.milano.it | http://www.civicheraccoltestoriche.mi.it
Ingresso libero

Re: impara l' ARTE e.....TUTTO IL RESTO!!!

Inviato: 24/07/2014 - 12:44
da Ghepard
Mark Twain
Autobiografia

«Ce l’ho fatta! Non sai che divertimento ti perdi finché non ti metti a dettare la tua autobiografia… e quanto somiglia al parlato, quanto sembra reale, quanto scorre bene…e che freschezza che ha, di rugiada, brezza e legno». Così scriveva Mark Twain nel 1904 in una lettera a un amico, per comunicargli trionfante di aver trovato la formula giusta per raccontare la sua vita. Dopo trentacinque anni di false partenze e una montagna di scartafacci cestinati, ecco l’intuizione giusta: dettare le proprie memorie invece di scriverle – il «parlato» gli garantiva una fluidità del racconto incomparabile con «qualsiasi imitazione se ne possa fare con la penna». Detto fatto, nel gennaio del 1906 comincia le dettature giornaliere e tre anni dopo l’opera è compiuta, ma... c’era un ma: bisognava aspettare cent’anni dopo la sua morte. «Un libro destinato a essere pubblicato un secolo dopo dà allo scrittore una libertà altrimenti impossibile». Da se stesso al padreterno, l’ironia di Twain non risparmia nessuno e ci regala oggi l’ennesimo capolavoro.

Un corpo a corpo, durato quasi quarant’anni: questo è stato il rapporto tra Twain e la sua autobiografia. Risale infatti al 1870 la prima decisione di mettere nero su bianco la sua vita. Proposito naufragato nel giro di qualche infruttuoso tentativo. Da allora fino al 1905, quel tarlo portò Twain ad accumulare una quarantina di «false partenze» e una montagna di scartafacci, frammenti, appunti, scalette e capitoli, via via cestinati. Verità e franchezza – questi gli scogli contro cui s’infrangeva ogni tentativo, poiché «con una penna in mano, il libero fluire dei ricordi si ritrova imbrigliato, misurato, e si fa ipocrita». Finché all’alba del gennaio 1906, ecco la svolta: Twain cominciò a dettare a una stenografa quella che finirà per approvare come la sua definitiva autobiografia. Tre anni più tardi, dopo 250 dettature e oltre mezzo milione di parole, l’opera poteva dirsi compiuta,ma a una condizione: la pubblicazione sarebbe avvenuta solo cent’anni dopo la sua morte. «Scrivere un libro destinato alla pubblicazione un secolo dopo consente una libertà senza pari. Solo così puoi parlare apertamente di chiunque, senza timore di ferire i suoi sentimenti, né quelli dei figli o dei nipoti». Questo fu il mandato di Twain, e trascorso il secolo da lui preordinato, ecco che finalmente nel 2010 la University of California Press ha dato alle stampe l’unica autentica autobiografia, così come concepita dall’autore e senza le censure e i rimaneggiamenti indebitamente apportati dai curatori delle precedenti edizioni. E così il vero Twain ha sbaragliato record e classifiche di vendita negli Usa, grazie al vulcanico racconto dei suoi ricordi a briglia sciolta, in barba a ogni ordine o cronologia, e soprattutto senza remore né riguardi per chicchessia. Forte dello straordinario successo ottenuto in America – oltre 400000 copie vendute e 42 settimane in classifica –, arriva oggi ai lettori italiani il rutilante racconto della sua vita, traboccante di humour, delle sue geniali intuizioni e delle sue arguzie, espresse con tutta la franchezza di chi parla «come dalla tomba».

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Re: impara l' ARTE e.....TUTTO IL RESTO!!!

Inviato: 13/08/2014 - 13:32
da Ghepard
BERE MENO, BERE MEGLIO

siamo giù dal podio dei consumi mondiali di vino, superati dalla CINA, oltre che da STATI UNITI e FRANCIA.

la media italiana è di circa 37 litri annuali ma adesso solo il 21% beve vino tutti i giorni.

si beve meno ok però si beve meglio, i marchi DOP e IGP sono garanzia di alta qualità...al primo posto il CHIANTI, seguito da LAMBRUSCO e VERMENTINO...

l' ITALIA rimane il 1° esportatore al mondo ma sul piano della produzione siamo stati superati dalla SPAGNA.



Re: impara l' ARTE e.....TUTTO IL RESTO!!!

Inviato: 18/09/2014 - 10:47
da Ghepard


AZIMUT/H. Continuità e nuovo
A cura di Luca Massimo Barbero

20 settembre 2014 – 19 gennaio 2015

Non ci si stacca dalla terra correndo o saltando; occorrono le ali
Piero Manzoni

Con la mostra AZIMUT/H. Continuità e nuovo il museo dedica un prezioso tributo all’attualissimo contesto delle neoavanguardie, celebrando Azimut/h, la galleria e rivista fondate nel 1959 a Milano da Enrico Castellani (1930) e Piero Manzoni (1933–1963). L’esposizione intende restituire al pubblico il ruolo fondante che Azimut/h ebbe nel panorama artistico italiano e internazionale di quegli anni: come una sorta di terremoto creativo, fu uno dei grandi catalizzatori della cultura visiva e concettuale italiana ed europea dell’epoca, e ponte ideale tra una nuova generazione rivoluzionaria, ironica e cruciale, e la più stretta contemporaneità.

Esperienza straordinaria, di fulminea durata e intensissima attività, racchiusa tra il settembre del 1959 e il luglio del 1960, Azimut/h è oggi riconosciuto nella coscienza critica collettiva come fenomeno sempre più decisivo, contraddistinto da una sperimentazione radicale, rafforzata dai suoi legami con alcuni dei più grandi protagonisti della scena artistica di quegli anni, e da un vivace e dinamico dialogo internazionale. Diversificate nel lettering, Azimut (la galleria) e Azimuth (la rivista) hanno dato vita e formalizzato un’autentica “nuova concezione artistica” che vive nella dialettica di “continuità e nuovo”. In mostra, oltre ai lavori dei maestri Manzoni e Castellani, trovano spazio le opere degli artisti che ruotarono intorno alla galassia di Azimut/h, da Lucio Fontana ad Alberto Burri, Jasper Johns, Robert Rauschenberg, Yves Klein, Jean Tinguely, Heinz Mack, Otto Piene e Günther Uecker, e altri.

Con AZIMUT/H. Continuità e nuovo Barbero prosegue la sua indagine approfondita sulla scena artistica del secondo dopoguerra, avviando le celebrazioni della neo-avanguardia europea che proseguiranno, dal 10 ottobre 2014, con la mostra ZERO: Countdown to Tomorrow, 1950s-60s, al Solomon R. Guggenheim Museum di New York, a cura di Valerie Hillings, Curator and Manager, Curatorial Affairs Abu Dhabi Project.

Il percorso espositivo proposto dal curatore prosegue, e si arricchisce, attraverso le pagine di un ampio studio monografico, l’imponente pubblicazione edita da Marsilio Editori in doppia edizione italiana e inglese. Con una serie di studi scientifici, tavole, confronti, riproduzione di materiali inediti, contenuti di riviste, il volume, di oltre 600 pagine, presenta la ricerca sviluppata per la mostra, e una serie di letture trasversali con saggi dello stesso Barbero, Francesca Pola, Flaminio Gualdoni, Federico Sardella e Antoon Melissen.



Re: impara l' ARTE e.....TUTTO IL RESTO!!!

Inviato: 03/11/2014 - 10:35
da Ghepard
Mostra Chagall - Palazzo Reale, Piazza del Duomo 12 - Milano

Mostra in corso dal 17 settembre 2014 al 1° febbraio 2015

"Quando morirà Matisse Chagall sarà l'unico pittore rimasto a capire cos'è il colore.

- Pablo Picasso

"Che genio era quel Picasso... un vero peccato che non abbia dipinto nulla."

- Marc Chagall

Notizie

20 ottobre - è partita con un successo incredibile di pubblico la mostra chagall a Milano: decine di migliaia già i visitatori entrati a Palazzo Reale.

16 ottobre - la mostra rimarrà chiusa al pubblico.

La mostra Marc Chagall a Milano

In mostra a Palazzo Reale una retrospettiva dedicata a Marc Chagall; eclettico esponente del Modernismo e dell'Avanguardia capace però di attraversare in modo originale quasi tutto il Novecento con la sua arte.

A Palazzo Reale vanno quindi in mostra circa 220 dipinti di Marc Chagall provenienti come al solito dai maggiori musei di tutto il pianeta e da importanti collezioni private ma anche - ed è una rarità per Chagall - dalle collezioni private dei suoi eredi le quali sono ancora inedite per lo più.

La mostra si articola in sezioni che rispecchiano la cronologia dell'esperienza di Chagall nella pittura: il periodo in Russia con i primi dipinti realizzati a Vitebsk e a San Pietroburgo; il passaggio in Francia a Parigi con il contatto con il cubismo, il fauvismo e il simbolismo; il ritorno in madrepatria fino al 1921 quando assunse incarichi ufficiali per il governo sovietico e fondò una scuola d'arte e il Museo di arte moderna di Vitebsk; il secondo passaggio in Francia a partire dal 1923 fino all'esilio prima della Seconda Guerra Mondiale negli Stati Uniti d'America; la decisione di rientrare in Francia per stabilirsi definitivamente in Costa Azzurra.

March Chagall fu per tutta la vita un artista ebreo. In un periodo in cui esserlo significava esporsi in prima persona a persecuzioni e rischiare anche la vita, lui scelse di rivendicare in pieno le sue radici culturali e lo fece per tutto il lungo arco della sua vita. Durante la quale toccò con mano le più importanti correnti del modernismo pittorico nella Parigi del primo dopoguerra: cubismo, fauvismo e simbolismo.

Maggiormente influenzato dalla seconda di queste correnti Chagall tuttavia mantenne sempre uno stile fedele alla sua esperienza giovanile di membro appartenente a una piccola comunità levitica in un piccolo villaggio di umili condizioni. I suoi quadri parlano di quella comunità con le nozze e la vita dei contadini, i rabbini e altri soggetti religiosi proiettati sulle tele secondo i precetti del fauvismo e parzialmente decomposti seguendo il cubismo, in un'atmosfera cromatica tanto importante e particolare da anticipare il surrealismo.

La mostra di Marc Chagall a Milano è curata da Meret Meyer e Claudia Zevi e oraganizzata dal Comune di Milano e Palazzo Reale.

Brevi notizie biografiche su Marc Chagall

Nacque con il nome di Moishe Segal da una famiglia ebrea a Liozna, nei pressi della città di Vitebsk, allora nell'Impero Russo ed oggi in Bielorussia. Primo di nove figli visse un'infanzia serena.

Nel 1906 iniziò i suoi studi con il maestro Yehuda a Vitebsk e l'anno seguente s'iscrisse allAccademia Russa di Belle Arti di San Pietroburgo. Dopo pochi anni la fama di Chagall come pittore già era consolidata e nel 1911 è a Parigi dove entra in contatto con esponenti della cultura e dell'arte pittorica come Apollinaire, Delacroix, Léger e conosce da vicine le correnti del simbolismo, del fauvismo e del cubismo.

Nel 1917 prese parte attiva alla rivoluzione russa: il ministro sovietico della cultura lo nominò Commissario dell'arte per la regione di Vitebsk, dove fondò una scuola d'arte e il Museo di arte moderna di Vitebsk. In Russia in questo periodo conobbe anch El Lissitzky che per motivi politici era conforme al suprematismo, assolutamente agli antipodi dello stile fresco ed "infantile" di Chagall. Nel 1920 si trasferì con la moglie a Mosca e poi a Parigi nel 1923.

Da questo momento le sue possibilità economiche gli offrono i mezzi per viaggiare in Francia e Spagna e conoscere alcuni tra gli artsiti che lui reputa maestri della pittura come Rembrandt o El Greco. Ma l'incombere della Seconda Guerra Mondiale e le restrizioni imposte dai nazifascisti agli ebrei in tutta Europa gli provocano molti problemi: una sua mostra nel 1937 apre al Kunstmuseum di Basilea ma pochi mesi dopo Hitler ordina il sequestro di tutti i suoi quadri dai musei tedeschi.

Nel 1937 diviene cittadino francese ma l'occupazione nazista in Francia lo obbliga alla fuga con la famigliaa attraverso la Spagna ed il Portogallo. Nel 1941 la famiglia Chagall accetta l'invito del Museo di Arte Moderna di New York e si stabilisce negli Stati Uniti.

Nel settembre del 1944 gli muore la moglie e l'artista cade in una forte depressione dalla quale uscirà anche grazie ad un secondo matrimonio nel 1952 quando ormai si era risistemato in Francia, prima a Parigi e poi in Costa Azzurra. Nel sud della Francia rimarrà definitivamente, se si escludono i numerosi impegni internazionali che lo videro protagonista in occasioni di grandi mostre e riconoscimenti pubblici, per tutto il resto della sua esistenza.

Il 28 marzo 1985 Marc Chagall muore a Saint-Paul-de-Vence.

Orari: lunedì dalle 14.30 alle 19.30; da martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30. Giovedì e sabato apertura prolungata fino alle 22.30 (ultimo ingresso un'ora prima della chiusura).
Biglietti: € 11; ridotto € 9.50; ridotto speciale € 5.50.
Speciale famiglia: 1 o 2 adulti + bambini (da 6 a 14 anni), € 9.50 adulto e € 5.50 bambino.
Sito web: Chagall a Milano

Re: impara l' ARTE e.....TUTTO IL RESTO!!!

Inviato: 03/11/2014 - 10:40
da Ghepard
VAN GOGH____l' uomo e la terra

In un’epoca in cui la maggior parte degli artisti rivolgeva lo sguardo al paesaggio urbano, frutto dell’industrializzazione europea della fine del XIX secolo – come accadeva appunto per i neoimpressionisti Seurat e Signac – Van Gogh sposta la sua attenzione verso il paesaggio rurale e il mondo contadino. La vita e le mansioni della tradizione agreste diventano per lui materia di studio, considerando questa come soggetto dalla nobile e sacra accezione e i lavoratori della terra figure eroiche e gloriose: dai primi disegni realizzati in Olanda fino agli ultimi capolavori dipinti nei pressi di Arles, Van Gogh esprime la propria affinità verso gli umili, immedesimandosi con loro e rappresentando il loro dignitoso contegno.
Il lavoro curatoriale ha permesso di costruire un percorso che accompagnerà il visitatore attraverso oltre 50 lavori dell’artista, alla scoperta di opere note e di altre mai viste prima, per comprendere ed esplorare il complesso rapporto tra uomo e natura, tra fatica e bellezza, rivivendo gli stati d’animo che Vincent Van Gogh ha trasferito nelle sue creazioni.

Il corpus centrale della mostra è costituito, come per l’esposizione del 1952, da opere provenienti dal Kröller-Müller Museum di Otterlo, a cui si aggiungono lavori provenienti dal Van Gogh Museum di Amsterdam, dal Museo Soumaya-Fundación Carlos Slim di Città del Messico, dal Centraal Museum di Utrecht e da collezioni private normalmente inaccessibili: un’occasione unica per approfondire, attraverso gli occhi dell’artista, il complesso rapporto tra l’essere umano e la natura che lo circonda.

Tra i capolavori concessi dal Kröller-Müller Museum alla mostra milanese, citiamo L’autoritratto del 1887, il Ritratto di Joseph Roulin del 1889, Vista di Saintes Marie de la Mer del 1888, la Testa di pescatore del 1883 e Bruciatore di stoppie, seduto in carriola con la moglie del 1883.

lunedì 14.30 – 19.30
martedì, mercoledì, venerdì
e domenica 9.30 – 19.30
giovedì e sabato 9.30 – 22.30



Re: impara l' ARTE e.....TUTTO IL RESTO!!!

Inviato: 03/11/2014 - 10:44
da Ghepard
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Un piccolo paese perso nella campagna finalmente conquista i suoi quindici minuti di celebrità: è ora di festeggiare? Non proprio, se la fama improvvisa è dovuta a un efferato serial killer, per di più l'unico al mondo a essere totalmente privo di metodo e con l'abitudine di lasciare biglietti sgrammaticati sui cadaveri delle sue vittime. La gente del posto è divisa tra il terrore e l'imbarazzo, in balia del caos mediatico e nelle mani di difensori ben poco efficaci. Oltre ai carabinieri, capitanati da un maresciallo scacchista incerto sulla partita che sta giocando, si sono infatti gettati sulle tracce del mostro un cronista cinico e navigato, il suo variopinto drappello di amici e Siusy, la barista dal cuore spezzato. Eroi sgangherati che, tra inseguimenti, maledizioni ed equivoci, scopriranno come dietro il modus operandi apparentemente assurdo dell'assassino si nasconda una figura del tutto inattesa...

Re: impara l' ARTE e.....TUTTO IL RESTO!!!

Inviato: 05/11/2014 - 12:03
da Ghepard
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Nel 1981 un poeta, critico e incallito giocatore inglese di poker attraversa l'Atlantico e atterra a Las Vegas per seguire le World Series of Poker e scrivere un reportage. Il testo viene pubblicato a puntate sul The New Yorker e, nel volgere di pochi mesi, si converte in un classico del genere. In "The Biggest Game in Town", tradotto per la prima volta in italiano, Alvarez racconta Las Vegas e i suoi scintillanti casinò passando in rassegna campioni unici e indimenticabili del tavolo verde come Johnny Moss, Jack Straus, Doyle Brunson, Stu Ungar.

Al Alvarez: "Le mie sfide a poker con Le Carré"
Parla lo scrittore britannico autore del più amato tra i libri sul gioco: "Una mania che ho condiviso con amici e gangster"

LONDRA. TI ACCORGI di essere ad Hampstead, il quartiere dei radical-chic, come lo chiameremmo noi italiani, o dei "champagne socialists", dei socialisti allo champagne, come lo chiamano gli inglesi, da più di un secolo elegante rifugio londinese di scrittori, artisti, intellettuali, già all'uscita della stazione dell'omonimo metrò, dove su una lavagnetta, invece delle condizioni del traffico, come è la norma nelle altre 269 stazioni della città, è riportata una "frase del giorno".

Quella odierna è del filosofo danese Kierkegaard: sulla solitudine. Fuori, giri a destra in una deliziosa viuzza in discesa, dapprima pedonale e di ciottoli con vecchi pub e negozietti dell'usato sui due lati, quindi costeggiata di casette dall'aspetto emaciato ma dal prezzo con più di sei zeri. In una di queste abita da mezzo secolo Al Alvarez, 85enne ex critico letterario dell'Observer, poeta, romanziere, saggista, amico di Sylvia Plath (la cui morte gli ispirò un libro sul suicidio), ma noto soprattutto per il poker, passione della sua vita e tema del volume che gli ha dato la fama, The Biggest Game in Town , storia di un campionato del mondo di poker a Las Vegas, le World Series of Poker come si definivano echeggiando le finali del baseball, a cui assistette da bordo tavolo, pubblicato in inglese nel 1983 e ora tradotto finalmente in italiano da La Nuova Frontiera, mantenendo chissà perché il titolo originale.

Un piccolo capolavoro, diventato un classico non solo del poker ma del nuovo giornalismo, visto che prima uscì a puntate sulla più raffinata rivista della terra, il New Yorker. Se qualcuno pensa che poker e poesia non hanno niente in comune, a parte l'iniziale, ad Alvarez bastano poche righe per farlo ricredere: "Eccoli lì, i casinò, seduti sulla terra cotta dal sole, stravaganti giocattoli gettati sulla spiaggia, con le loro insegne intermittenti, allettanti, vertiginose, accompagnate da un ronzio incessante, come in quel glorioso istante che precede di un soffio il momento in cui la batteria esaurisce la sua carica". Ed eccolo qui l'autore: seduti in cucina, davanti a un tè e a un dolcetto comprato da sua moglie nella pasticceria ebraica all'angolo, gli confido che incontrarlo è come il compimento di un destino. Trent'anni fa, quando vivevo a New York, dopo aver letto il suo libro andai anch'io a seguire le World Series of Poker a Las Vegas, ma non riuscii a farmi pubblicare l'articolo dal giornale che mi ci aveva mandato.

E dire che mi ero portato dietro il suo libro per copiarlo e fare bella figura.
"Forse non aveva copiato abbastanza. Come dice la nota massima: i buoni scrittori copiano, i grandi artisti rubano".

In verità credevo fosse stato un americano, magari di origine ispanica, a scriverlo. Non immaginavo che uno straniero potesse ricreare perfettamente l'essenza di Las Vegas.
"Alvarez è un nome ingannevole. Discendo da una famiglia di ebrei sefarditi fuggiti dalla Spagna e approdati in Inghilterra, dopo varie peripezie, svariate generazioni prima che io nascessi".

Comunque lei si è laureato a Oxford, faceva il critico per l'Observer, scriveva poesie: non erano un po' lontani dai suoi interessi, il poker e Las Vegas?
"A poker ho sempre giocato, fin da ragazzo, con crescente passione. E la città del Nevada, per un pokerista, è come San Pietro per un cattolico: il paradiso. Se sommo tutto il tempo che ci ho trascorso, viene fuori qualche annetto".

Dovesse spiegare il fascino del poker a un non giocatore, cosa direbbe?
"È un gioco meraviglioso, di intelligenza e concentrazione, come gli scacchi. La fortuna può aiutarti in una mano di carte o in una partita, ma nel lungo periodo non conta: sono i giocatori più bravi a vincere, non i più fortunati".

Con chi giocava, qui a Londra?
"Nei casinò e nelle case private. Con gli amici del quartiere, ma anche con personaggi molto distanti da me, compresi soggetti poco raccomandabili e qualche gangster. Era proprio questo il suo bello ".

Il libro è dedicato a David Cornwell, vero nome di John Le Carré: ha giocato anche con lui?
"Naturalmente. È tuttora mio vicino di casa, anche se adesso passa gran parte del tempo in Cornovaglia. Mi ha sempre mandato i suoi manoscritti per avere un parere, prima di pubblicarli, e abbiamo condiviso tante cose, incluso il poker".

E il fascino di Las Vegas? Un luogo che alcuni trovano orrendo, una non città dedita al vizio in tutte le sue forme?
"Il vizio, ammettiamolo, ha qualcosa di innegabilmente seducente. Era quello ad attirarmi. Io adoro Las Vegas, o meglio l'adoravo, per ragioni di salute non ci vado più da tempo. Mi dicono che ora sia una specie di Disneyland per famiglie, in parte ripulita, purtroppo, dalla patina di peccaminosità che la ricopriva".

Fu difficile convincere William Shawn, leggendario direttore del New Yorker , a commissionarle i pezzi che sono poi diventati questo libro?
"Non tanto. Collaboravo già al New Yorker . E credo che anche Shawn, uomo di altissima cultura, giocasse a poker".

Mi capitò di intervistarlo in quegli stessi anni: diceva che il segreto del New Yorker era non considerare i lettori più stupidi dei giornalisti che lo facevano.
"Era un genio del giornalismo. E la sua formula vale anche per uno scrittore. Non si dovrebbe scrivere pensando a come accalappiare stuoli di stupidi lettori, dando loro quello che pensiamo che vogliono. Io scrivo per tre o quattro amici, per le persone che hanno i miei stessi gusti".

Anche quando ha scritto il libro sul poker?
"Con il poker è più facile. Sa cosa diceva l'attore Walter Matthau, grande appassionato di questo gioco? "Il poker è come il sesso, solo che dura più a lungo". Non mi sorprende che tanti si divertano a praticarlo, e perfino a leggerlo".

Tirando le somme, in una vita di poker lei ci ha guadagnato o ci ha perso?
"Diciamo che, più dei libri, mi ha dato una mano a pagare il mutuo! Forse ero più bravo come giocatore di poker che come scrittore".

Re: impara l' ARTE e.....TUTTO IL RESTO!!!

Inviato: 23/12/2014 - 15:39
da Ghepard
“Se non possiamo avere figli, non ha senso che siamo sposati. L’amore romantico tra un uomo e una donna finisce sempre prima o poi. Le persone vivono insieme per costruire una famiglia”. Con queste parole Yoshitaka mette fine al matrimonio con la bellissima moglie Ayane, una sera qualsiasi, prima di una cena in casa a cui sono invitati gli amici e l’amante, Hiromi, assistente proprio della moglie. Questi erano i patti, stretti esattamente un anno prima: se non fossero arrivati eredi i due si sarebbero lasciati. “Ti amo più di ogni altra cosa al mondo. Per questo le tue parole mi hanno pugnalato al cuore. Per questo dovrai morire anche tu”. Queste sono invece le parole che pensa Ayane prima di sedersi a tavola. Così comincia L’impeccabile (Giunti), del maestro giapponese Higashino, che porta il lettore dentro un giallo che inizialmente sembra avere una soluzione semplice, a portata di mano, ma che si complica ad ogni pagina, ad ogni riflessione, ad ogni indizio. Yoshitaka, sul punto di lasciare la moglie e di abbandonarsi tra le braccia dell'amante, viene avvelenato con un caffè all’arsenico. Tutti i sospetti ricadono naturalmente sull'incantevole moglie Ayane, che però ha un alibi di ferro: al momento dell’omicidio, infatti, si trovava a centinaia di chilometri di distanza da Tokyo, a Sapporo. Il detective Kusanagi, incaricato del caso, subisce immediatamente in fascino di Ayane e si rifiuta di crederla implicata nel delitto; ma il sesto senso della giovane detective Utsumi, la spinge a contattare il professor Yukawa, un geniale, eccentrico e prestante professore universitario, soprannominato “detective Galileo” per il suo approccio, implacabilmente scientifico, alle indagini che segue con la polizia. Ma persino la mente brillante del professor Yukawa fatica a mettere insieme i pezzi e a far luce sui torbidi e letali segreti della coppia. Eppure, forse, proprio uno scienziato può immaginare una soluzione oltre i limiti del tempo e della ragione...



L'AUTORE - Keigo Higashino, nato a Osaka nel 1958, è uno dei più famosi scrittori giapponesi, autore di numerosi bestseller. A 27 anni ha vinto l'Edogawa Rampo Award per il miglior mystery e con Il sospettato X (pubblicato sempre da Giunti) si è aggiudicato il prestigioso Naoki Prize ed è stato finalista all'Edgar Award (2 milioni di copie in Giappone, 14 i Paesi del mondo che hanno acquisito i diritti). Molte delle sue opere hanno avuto una trasposizione teatrale e cinematografica, altre sono state trasformate in serie tv.

Re: impara l' ARTE e.....TUTTO IL RESTO!!!

Inviato: 30/01/2015 - 18:46
da Ghepard
Claudio Bisio porta a teatro il figlio di Serra

Ipertecnologici, multitasking, perennemente connessi con il mondo. Ma anche introversi, misteriosi, a tratti ostili. Sono gli adolescenti di oggi che, stesi sul divano, ascoltano musica con l’iPod, mandano sms con lo smartphone e navigano in internet con il portatile sulle ginocchia, guardano dal basso verso l’alto i loro genitori, eretti e incapaci di farsi strada in quel groviglio di fili e malessere.

Così li descrive Michele Serra nel bel libro Gli sdraiati, storia tragicomica di un padre cinquantenne che cerca di entrare in contatto col figlio diciottenne. E così li racconta Claudio Bisio, che mentre aspetta di tornare nelle sale, a marzo, con Ma che bella sorpresa di Alessandro Genovesi (e nell’attesa di andare su SkyUno, sempre a marzo, come uno dei quattro giudici di Italia’s Got Talent), porta in scena Father and Son, che il 12 gennaio debutta all’Archivolto di Genova per poi girare l’Italia.

Diretto da Giorgio Gallione, il comico piemontese trasforma così il romanzo di Serra in un monologo con due musicisti sul palco (Laura Masotto al violino e Marco Bianchi alla chitarra), per inscenare «un’autocoscienza collettiva» in cui capire, come dice Serra, dove ci siamo persi. E anche dove possiamo ritrovarci.

Bisio, lei è ha 57 anni e due figli adolescenti, uno di 16 e una di 18 anni. Quanto s’identifica col padre degli Sdraiati?
«Totalmente, direi. Anche io annaspo cercando di stare al passo con i miei ragazzi».

Ma perché è così difficile sostenere la loro velocità?
«Il problema non sono né i computer né, tantomeno, internet. Anche noi cinquantenni siamo capaci di mandare una mail o leggere un blog. È che un diciottenne queste cose le fa tutte insieme, lasciandoci lì, in piedi, a chiederci come cavolo ci riesce».

Il titolo Father and Son rimanda al famoso disco di Cat Stevens e a quegli anni Settanta in cui l’autorità dei padri veniva contestata dalle nuove generazioni. Lei che tipo di genitore è?
«Sono cresciuto in quegli anni lì, e dunque cerco di essere autorevole senza essere autoritario. Ma mica è semplice. Il rischio di diventare un papàamico, dinamica sconsigliata da tutti gli esperti, è sempre altissimo. Ma come si fa a dire “Questa cosa la decido io e basta”. A volte lo faccio, ma mi è chiaro che sto solo recitando».

Nel suo spettacolo si ride anche molto…
«È vero. Ma Gli sdraiati non è un j’accuse contro la generazione di oggi, piuttosto una storia, tosta e divertente, di un uomo che dall’età adulta entra nella vecchiaia. Lo spettacolo, così come il libro, finisce infatti col padre che dopo aver convinto il figlio a fare una gita in montagna e vedendolo arrivare in cima molto prima di lui, dice a se stesso: finalmente posso diventare vecchio. All’inizio quella frase la dicevo con pathos. Poi ho seguito il consiglio di Serra, l’unico che mi ha dato sulla messinscena».

Che cosa le ha detto?
«Di pronunciarla sorridendo. Perché quando capisci che puoi lasciare andare i tuoi figli, allora puoi davvero procedere con la tua vita».


Re: impara l' ARTE e.....TUTTO IL RESTO!!!

Inviato: 30/01/2015 - 18:55
da Ghepard
Mostre alla Basilica Palladiana: "Tutankhamon Caravaggio Van Gogh. La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento"
Tra le mostre di Vicenza quella alla Basilica Palladiana, Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco, è sicuramente la più suggestiva.

Tutankhamon, Caravaggio e Van Gogh, ma anche tanti altri artisti, sono stati riuniti per testimoniare secoli di arte fatta da pittori con lo sguardo rivolto al cielo. La mostra Tutankhamon Caravaggio Van Gogh. La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento, è una retrospettiva "al buio", che raccoglie 113 opere, provenienti da tutto il mondo, alcune molto rare, sul tema della notte non solo intesa in senso naturalistico, ma anche simbolico. Dagli Egizi al Quattrocento, per poi passare al Cinquecento e al nostro secolo, per addentrarci a fondo, attraverso sei sezioni tematiche, nell'idea astratta dei notturni, carichi di significati spirituali e psicologici. Il curatore Marco Goldin, critico e saggista, nel catalogo della mostra spiega come tramite questa si snodi un racconto, come non si sia preoccupato di accostare le opere secondo criteri cronologici, ma seguendo il criterio dell'emozione:

Non desidero spiegare niente a nessuno, ho solo la gioia di mostrare che una finestra di Giorgione, oltre la quale sta il velluto di una notte chiara, io la possa appendere accanto a una finestra dipinta da López García quasi cinquecento anni dopo, quando una tangenziale butta la notte della periferia di Madrid dentro quella stessa finestra aperta. Penso che si possano fare mostre anche così, né migliori né peggiori di altre, ma diverse. Dove, sulla stessa parete, a Bellini non debba per forza succedere Giorgione, e dopo di lui Tiziano. Certo, anche questo, ma non solo. Penso che valga la pena vivere e lavorare in questo modo, dentro alla verità d’ognuno. Dentro all’emozione d’ognuno.

Le sei sezioni vi accompagneranno in questo percorso che dimostra come si evolve nella coscienza dell'uomo e dell'artista il legame con il momento più affascinante della natura, la notte, in cui tutto tace. Nella prima sezione sull'Egitto saranno i reperti archeologici delle sponde del Nilo, le sculture- ritratto dei faraoni e le pitture del I secolo d. C. già di epoca romana a raccontarvi di una notte divina, la notte dei tempi così vicina al sonno eterno dove gli dei combattevano per alternare luce e tenebre.

Ma sarà nella seconda sezione con i capolavori dell'arte di Giorgione, Caravaggio, Tiziano, El Greco, da Tintoretto, Poussin, che la notte dipinta con l'attenzione per il dato naturalistico, accompagnerà la più alta rappresentazione del dramma umano: la Passione di Cristo in cui i personaggi si muovono in spazi appena illuminati. Per vedere come la notte diventa essa stessa spiegazione esteriore di un dramma interiore, o di una estetica romantica bisogna visitare la terza sezione dove sono esposte le magnifiche incisioni di Rembrandt (1606- 1669) dalla Stampa da cento fiorini fino alla Visione delle Tre croci e di Piranesi (1720-1778) con le altrettanto celebri immagini delle Carceri.

I notturni per eccellenza, quelli che sentiamo più vicini sono nella quarta sezione, in cui vediamo opere di notturni, dal momento del tramonto a quello in cui appaiono le stelle. Sono i notturni dell'800 dal Romanticismo all'Impressionismo: Turner, Friedrich, di Corot e Millet, Whistler, Monet, Pissarro, Van Gogh e quelli del '900 di Mondrian, Klee e Hopper, fino a Kiefer che ha dedicato ampio spazio alle stelle cadenti. Comunione con l'universo o tormento spirituale, la notte per questi artisti ha significato la ricerca di un'armonia oltre l'arte. I pittori della quinta sezione riescono a rendere immateriale la notte, che diventa sempre più simbolica nella traduzione evanescente delle loro astrazioni come nelle opere degli americani Morris Louis a Noland a Rothko.

Comprendiamo meglio il senso della notte dalle parole di Marco Goldin:

A testimoniare il senso di una notte che non è più soltanto il risultato di un vedere fisico e riproduttivo, ma interiore e determinato dalla profondità psicologica, del sogno e della memoria.../ La notte è sempre stata la rappresentazione della vita, il suo limite e insieme un culmine che si supera

L'ultima sezione ci riassume i temi affrontati con opere indimenticabili di Gauguin a Cézanne, Caravaggio, Van Gogh a Rothko e molti altri. Se non avrete la fortuna di visitare di persona la mostra, il sito vi offre un Virtual Tout tra le sale e accompagnamenti musicali per le opere in mostra.

Informazioni

Tutankhamon Caravaggio Van Gogh.
La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento
Basilica Palladiana, Vicenza
24 dicembre 2014- 2 giugno 2015

Orari: da lunedì a giovedì: ore 9-19
da venerdì a domenica: ore 9-20

Biglietti: senza prenotazione (acquistabili solo in mostra)
Intero € 12,00
Ridotto € 9,00: studenti maggiorenni e universitari fino a 26 anni con tessera di riconoscimento, oltre i 65 anni, giornalisti con tesserino
Ridotto minorenni € 6,00: minorenni (6-17 anni)
Si può acquistare anche on line sul sito ufficiale