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Re: cinema d'autore

Inviato: 19/07/2018 - 15:24
da montag
L'astronave atomica del dottor Quatermass 1955 Val Guest
Un bel film, scorrevole e ben interpretato, l'unica pecca è che come molti film americani di quell'epoca, il peccato originale sta nel volere infilare a tutti i costi la propaganda contro la Russia, attraverso frasi, riferimenti e citazioni più o meno esplicite.
Ma filtrandolo, rimane poco più di un'ora di tempo ben spesa.
Alla fine saranno 4 i film dedicati a questo personaggio, 2 anni dopo verrà girato dallo stesso regista " I vampiri dello spazio " e pur cambiando la vicenda il giudizio rimane invariato, " L'astronave degli esseri perduti " nel 1967 ambientato nella metropolitana di Londra, che, a mio giudizio è peggiorativo rispetto ai primi 2, rispecchia una spettacolarizzazione che col passare del tempo sarà sempre più evidente e non solo nel film di fantascienza ed anche più superficiale a causa di un cambio di regista non adeguato.
L'ultimo è " The Quatermass conclusion " del 1979, ma questo non l'ho visto.
La vicenda inizia con un'astronave mandata in missione che rientra violentemente sulla Terra.
L'unico superstite non è in grado di poter dare spiegazioni perchè oltre ad avere subito l'inizio di una qualche metamorfosi, è in uno stato di alterazione.
Si scoprirà da lì a poco che gli altri 2 astronauti sono stati ridotti ad una poltiglia gelatinosa e la visione del filmato di registrazione sull'astronave non fornisce spiegazioni, ma ipotesi che verranno ben presto confermate dal precipitare degli eventi......

Re: cinema d'autore

Inviato: 29/07/2018 - 16:09
da montag
L'enigma di Kaspar Hauser 1974 Werner Herzog
Tratto da una storia vera, questo film è un'allegoria chiara e precisa sul rapporto tra gli individui e la società.
Una società che reprime ed elimina chi non accetta quelle regole imposte da un'etichetta calata dall'alto nella forma di verità assolute e stabilite per legge.
Kaspar viene trovato in una piazza, ma di lui non si sa nulla, non parla ed è indifferente a quello che lo circonda, ma nonostante questo trovano il modo di sfruttarlo economicamente esibendolo come un fenomeno da baraccone.
Il film non lascia spazio ad interpretazioni nel rapporto tra questo individuo ed i capisaldi di queste verità, i dogmi religiosi e la scienza.
Ai religiosi chiede di capire, di aprire la sua mente, riceve solo risposte per dogmi ed alla scienza che gli propone un quesito per valutarne i miglioramenti, da una risposta perfettamente logica, ma purtoppo non è quella stabilita che sia.
Kaspar in realtà percepisce molto bene la natura umana, quella che gli calpesta il suo nome fatto con i crescioni, quella dell'ipocrita e sfruttatrice borghesia che lo considera come un vezzo da esibire e che lo condurra alla tragica fine, perchè Kaspar compie il reato di conoscere ed indagare se stesso ed il mondo e non accettare imposizioni.
Kaspar è il bambino e poi l'uomo ucciso a scuola e poi nelle catene di montaggio, una scuola che ruba l'infanzia ed il naturale sviluppo al bambino rubandogli il suo tempo con la scusa dell'istruzione, mentre in realtà per l'educazione basterebbe molto meno, ma per formare nuovi schiavi bisogna reprimere la grandezza del bambino che nasce puro ed inculcargli sensi di colpa e regole che serviranno più avanti nelle catene di montaggio.
Kaspar è il bambino che sogna, ha immaginazione ma non sa verso quale destino sta andando, infatti nel film dice che non conosce il finale delle sue storie, istintivamente si sente isolato in un mondo che non lo capisce e non lo vuole capire, ed è per questo che lo ucciderà nel finale del film, trovando ovviamente una risposta logica e scientifica al suo agire ed evitando nel stesso tempo essa stessa di porsi quelle domande che lui si chiedeva.
Capolavoro di vita

Re: cinema d'autore

Inviato: 26/08/2018 - 18:46
da montag
Viaggio a Tokyo 1953 Yasujiro Ozu
Un'altro di quei film che trovo difficile e riduttivo commentare a parole, il regista espone il suo pensiero senza indugiare su giudizi morali, ma mettendoci però in guardia su una allora nascente società basata su egoismo, cinismo e profitto.
Tutto questo porta inevitabilmente ad un degrado dell'anima e dei rapporti personali basati pertanto su ipocrisia e falsità, rappresentata dai figli di due anziani genitori che si recano a Tokyo nella speranza che abbiano seguito i loro insegnamenti.
Invece vivono questo evento come un fastidio dal quale liberarsi al più presto, i loro impegni di lavoro sono solo la scusa dietro la quale nascondersi, non si fermano nemmeno per un secondo a riflettere, non accorgendosi nemmeno che il tempo passa e sprecano l'unica cosa preziosa che veramente hanno a disposizione, il tempo e l'uso che se ne può fare.
Questo sarà rvidente in una delle scene finali del film dove la nuora dei due anziani genitori, l'unica a dimostrargli un vero, sincero e disinteressato affetto nonostante sia la vedova di uno dei figli morto in guerra, riceverà in regalo un orologio.
Lei è rimasta legata a quello che è nel suo intimo, rappresenta una tradizione morente rappresentata anche dai due anziani, il marito disperso in guerra del quale conserva le fotografie ne è un esempio lampante.
Il chiaro riferimento è al Giappone che ha perso la guerra e si è appena inserito in quello che oggi chiamiamo ( Mondo Occidentale ), dove spessissimo mi capita di sentire persone anziane ed in pensione dire che non hanno tempo, da giovani non lo si ha perchè bisogna inseguire il miraggio dell'arricchimento ( e comunque si è obbligati ) e quando si è vecchi si è incapaci di sognare una vita meno caotica e stressante, da cui il " non ho tempo ".
Un modo di vivere che porta ad essere soli anche in una moltitudine di persone sempre crescente, i due anziani in una scena del film dicono guardando Tokyo che se si perdessero di vista in questa città, non potrebbero più ritrovarsi.
Un'altra scena cruciale è quando si ritrovano a bere del Sakè l'anziano genitore ed i suoi compagni di un tempo, confessandosi di non ritrovarsi più in questo modo di vivere, delusi dai loro figli.
Decidono allora di ritornare al loro paese in anticipo, non c'era più niente da dire e da fare a Tokyo e loro non volevano essere di disturbo.
I film giapponesi è meglio guardarli con i sottotitoli, il doppiaggio non rende merito.

Re: cinema d'autore

Inviato: 05/09/2018 - 12:38
da montag
Il viaggio immaginario 1926 Renè Clair
La dimensione onirica è la prosecuzione del periodo dadaista, un regista tra i miei preferiti che coniuga critica sociale e spiritualità.
La storia è quella di un timido impiegato di banca innamorato della sua collega e che non osa rivelarsi, ma non è il solo...
Un giorno si addormenta e si trova immerso in questa dimensione onirica dove fate e personaggi fiabeschi lo porteranno infine....
La costante di Clair è un approccio spirituale e gentile in tutti i suoi film, anche in " Ho sposato una strega ", " Avvenne domani ", " Il fantasma galante " ed altri hanno questa cornice, mentre in altri come " A noi la libertà " la critica sociale è caustica, ne " L'ultimo miliardario " sono più evidenti entrambi gli aspetti.
Consigliato agli amanti del muto.

Re: cinema d'autore

Inviato: 16/09/2018 - 20:36
da montag
Orizzonte perduto 1937 Frank Capra.
Un bellissimo esempio di visione della vita, del rapporto natura ed uomo ed un affresco sulla follia umana.
Manca di qualche minuto sostituito da istantanee con un dialogo che non so se sia quello originale.
Del resto sarebbe più corretto dire che chi detiene i diritti di film d'epoca, li monta a proprio piacimento, sia per la mancanza della pellicola originale, ma soprattutto per motivi d'interesse.
Sono famosi i casi di " Rapacità " di Von Stroheim e " Napoleon " di Gance, con personaggi completamente cancellati e tagli di ore.
Il fatto è che il montaggio originale è il messaggio che il regista ci vuole dare, ma il materiale girato è moltissimo e quindi ci si può sguazzare a piacimento, quando si sente parlare di ritrovamento di scene inedite, non è detto che appartenessero al film vero e proprio e quindi si ricostruisce il film.
La storia è quella di una fuga dalla Cina di cittadini occidentali, ma l'ultimo aereo è controllato da un pilota che non è quello che doveva essere e porta l'aereo a schiantarsi tra le montagne dell'Himalaya dove il gruppo dei superstiti viene soccorso e portato nella mitica Shangry - La.
Shangry - La è un mondo spirituale dove l'uomo vive in pace con se stesso e quindi anche con la natura, protetta da alte montagne è un oasi nel mezzo della tormenta, una chiara metafora.
Qui si è isolati da tutto il mondo " civile ", ma come ogni paradiso, ha il suo diavolo tentatore e non tutti inizialmente riescono ad adattarsi a causa dei condizionamenti e dei pregiudizi che hanno dentro di se.
Ci sono un paio di scene oltremodo significative, una quando il vecchio saggio incontra il personaggio principale per spiegargli il vero motivo della loro presenza a Shangry - La e l'altra verso la fine del film dove i portatori rappresentano la pazzia che riprende il sopravvento fuori dalla mura di questo paradiso.
Buona visione,

Re: cinema d'autore

Inviato: 28/09/2018 - 15:05
da montag
L'angelo ubriaco 1948 Akira Kurosawa.
Il più famoso in occidente dei cineasti giapponesi, ci propone nel 1948 questo capolavoro.
Il film è un attacco frontale alla Yakuza, un inno al rispetto della donna, non più un oggetto ma un essere da amare e non da servirsene.
Il riferimento culturale è rappresentato da una pozzanghera di acqua stagnante e maleodorante dove ci si butta di tutto, nelle inquadrature si vedono biciclette per sottolinearne la funzione di discarica morale che inquina e restituisce malattie che ci rendono schiavi prima ancora che materialmente, culturalmente, perchè c'è grande differenza tra subire ed appoggiare.
I protagonisti sono 2 il capetto locale ed un dottore ( L'angelo ubriaco ). dai modi bruschi ma dotato di un gran cuore.
Ma il primo è malato di tubercolosi ed il secondo cerca di insegnargli un'altra strada, Matsugana ( il delinquente ) si compiace del timore che suscita al suo passaggio, Sanada ( il dottore ) cerca d'insegnargli che il rispetto è ben altra cosa.
In questo contesto si inserisce la moglie di un vecchio capo locale adesso in prigione, che è stata accolta e nascosta da Sanada in casa sua in attesa dell'uscita dalla galera.
Quando esce cercherà di rintracciare la sua " proprietà " ed in questo contesto s'inserisce anche la lotta
tra un Matsugana ormai prossimo alla fine ed Okada appena uscito di prigione.
Non ho una gran conoscenza del film giapponese, ma più vado avanti nella sua visione, mi accorgo della sua grandezza, autori pieni di umanità, film di grande insegnamento, pieni di poesia, amore e rispetto.

Re: cinema d'autore

Inviato: 18/10/2018 - 08:12
da montag
Orizuro Osen 1935 Kenji Mizoguchi ( O-Sen delle cicogne di carta )
Un capolavoro straziante e commovente, perchè questo film è vita e realtà, i personaggi mostrano i nostri pregi e difetti.
Il film fu concepito muto e il commento aggiunto è solo fastidioso, certo che quando non si censura, si taglia o si adatta alle fantomatiche " esigenze di mercato ", dimenticando che oltre a snaturare l'opera che rappresenta il pensiero del regista, il pubblico che guarda questi film, non è lo stesso che guarda netflix e similari.
Insomma, alla fine è tutto, come sempre in mano al capitale.
La storia si apre in una stazione ferroviaria, dove un famoso medico riconosce in una donna che ha un malore, colei che lo aveva distolto dal suicidarsi, prendendosi cura di lui, proteggendolo e sacrificandosi affinchè potesse studiare.
Entrambi erano vittime di una banda di criminali, Osen sopporta tutto per amore di Sokichi e quando finalmente fa arrestare la banda si ritrova a prostituirsi per permettergli di continuare gli studi.
Ma Sokichi non si accorge di nulla, un'allegoria che rappresenta il suo egoismo ed immaturità, poi si arriva al finale dove il dottor Sokichi sarà messo di fronte alla propria coscienza.

Re: cinema d'autore

Inviato: 30/10/2018 - 10:02
da montag
Ossessione 1943 Luchino Visconti
Uno dei tanti capolavori del cinema italiano, a mio avviso per quantità e numero di registi qualitativamente elevati, la massima espressione della settima arte.
La storia è quella di Gino e Giovanna ( Massimo Girotti e la bellissima Chiara Calamai ) e della loro " Ossessione ", ma Giovanna è sposata ed a Gino questa situazione ambigua non piace, perciò deciderà di andarsene e lei non lo seguirà.
Ma un incontro fortuito riaccenderà la passione sopita che esploderà ben più forte di prima,,,,
Visconti esibisce l'elemento fisico in modo molto esplicito in una delle delle scene all'inizio del film, con Girotti in canottiera e la Calamai che non è oggetto apparentemente passivo di seduzione, ma è lei che è parte attiva di questa ossessione conducendo il gioco e non curandosi delle apparenze.
Verso la fine del film è mostrato un personaggio chiaramente omosessuale " Lo spagnolo " aiuta Girotti in treno rimasto senza soldi, iniziano una collaborazione e la speranza è quella che lui possa trovare consolazione ed amore tra le sue braccia, ma Girotti non ci sente da questo orecchio ed io ci leggo la denuncia di una condizione di emarginazione ( Visconti era notoriamente omosessuale ) del mondo omosessuale.
Strano davvero che il fascismo abbia permesso l'uscita di questo film anche se per poco, i temi dell'adulterio, dell'emancipazione femminile e dell'omosessualità trattati in maniera chiara ed esplicita non corrispondono e corrispondevano certo allo stereotipo dell'immagine dell'uomo e della donna.
Infatti fu ritirato, immagino che le gerarchie cattoliche abbiano avuto parte attiva in tutto questo, ma è solo una mia opinione.

Re: cinema d'autore

Inviato: 17/11/2018 - 23:50
da montag
Andrej Rublev 1966 Andrej Tarkovskij
Difficile come in tutti i film di Tarkovskij cogliere tutte le sfumature e le citazioni che questo regista faceva nei suoi film, di certo non si può dire la stessa cosa per il significato del film, chiarissimo.
La vicende narrano del pittore Rublev nella Russia del 400 per illustrare l'eterna pazzia dell'essere umano, il dualismo tra il bene ed il male, risolvibile con la bellezza e la fede, in fondo il tema è lo stesso di altri suoi capolavori come " Stalker " e " Solaris ".
Infatti Rublev si rifiuta di dipengere l'inferno, l'uomo si deve avvicinare alla fede non per timore, ma perchè deve vivere con amore e con il cuore, dopo aver vissuto per molti anni la consegna del silenzio, ricomincerà a parlare e dipingere alla fine del film, grazie ad un ragazzo figlio di un maestro costruttore di campane che riuscirà con il cuore a costruire una campana per il principe senza avere la minima conoscenza del modo di costruirla. ( il padre era morto senza lasciargli nessuna conoscenza ), quindi la bellezza gli aveva aperto gli occhi sull'inutilità del suo modo di vivere la fede, fine a se stessa.
Ma il film non è solo questo, il riferimento alla libertà dell'arte, di espressione è altrettanto chiaro ed è credo questo ad avergli causato molti problemi con la censura, poi c'è la natura che l'uomo vorrebbe asservire a suo uso e consumo, c'è il materialismo rappresentato dai Tartari, dediti alla violenza, allo stupro e dei quali un principe non esita a servirsene contro il suo stesso fratello, che temeva e del quale era invidioso.
Ci sono molte scene che mi ricordano nel modo di essere girate " Sciopero " di Ėjzenštejn, mi riferisco alle scene a cavallo, qui dei Tartari mentre invadono ed uccidono nei villaggi, mentre nel caso di Ėjzenštejn si tratta delle cariche della polizia nei palazzi degli scioperanti.
In sostanza se l'uomo si allontana dalla natura e perde la fede, perde ogni valore etico e morale, rinunciando a se stesso e degradandosi fino alla barbarie, il film si conclude con delle immagini splendide, in perfetta sintonia con il messaggio del film.

Re: cinema d'autore

Inviato: 28/11/2018 - 15:54
da montag
Vip, mio fratello superuomo 1968 Bruno Bozzetto.
E' un film di animazione semplicemente imperdibile, che andrebbe fatto vedere prima all'asilo e poi nelle scuole se queste non fossero la fucina per la creazione dei nuovi schiavi sotto salariati, dove si imparano l'ordine, la disciplina e la sottomissione al potere, prima di tutto ideologica.
Un film visionario e profetico, unisce la tagliente ironia di un film di Bunuel e la critica sociale di Debord, ma nello stesso tempo è molto divertente, le scene della pubblicità e dei sevizi igienici sono da rovesciarsi dalle risate, perchè sono più che mai vere ed attuali.
E' un antidoto contro il pensiero unico privilegiando l'uso del cervello, non delegandone l'utilizzo a chicchessia.
I doppiatori sono di serie A, cominciando dalla mitica e fenomenale Lydia Simoneschi.

Re: cinema d'autore

Inviato: 07/12/2018 - 11:53
da montag
Ultimo tango a Parigi 1972 Bernardo Bertolucci
Un film che parla di solitudine, alienazione, di vita reale, di religione, di emancipazione femminile e di libertà.
Come spesso capita per depistare dai contenuti lo si definisce un film erotico o si mettono in piedi discussioni infinite ( vedi la scena del burro ) su temi secondari, intanto così si agisce di forbice, perchè i bambini vanno difesi ( finchè fa comodo ed a parole ), ma anche quando si diventa adulti c'è sempre bisogno di qualcuno che ti salvi dalle idee pericolose, cioè ti impedisca di riflettere troppo.
Il significato del film è chiaro, ma credo che nella versione originale ci dovevano essere altri dialoghi che davano molta pena al censore, nella scena del burro non è la violenza il motivo del contendere, ma quello che dice Marlon Brando, che in una scena precedente proclama la sua idiosincrasia alle uniformi. ( pure! Sarà mica stato un po' anarchico Bertolucci? )
Altra scena tagliata è quella che mostrava la bellissima Maria Schneider apprezzare molto il rapporto sessuale e questo non poteva essere tollerato dalle gerarchie ecclesiastiche, la donna serve per fare figli e non deve godere.
La storia narra di un incontro casuale di un uomo di mezza età con una giovane, entrambi stanno cercando un alloggio, lui non riesce ad elaborare il dolore per la perdita della moglie che si è suicidata ( ariahia ) e lei conduce invece una doppia vita, ha un fidanzato regista, ma si innamorerà di Brando pur accettando di sposare il fidanzato, ( Jean Pierre Leaud )
Si incontrano in questo appartamento e Brando stabilisce una regola: ci si trova, si tromba, ma niente nomi e niente comportamenti conformi alla norma o borghesi.
Ma non sempre le ciambelle riescono col buco e dopo alterne vicende, la conclusione deriva dalle premesse.

Re: cinema d'autore

Inviato: 01/01/2019 - 13:02
da montag
Colazione da Tiffany 1961 Blake Edwards
E' un film mostrosuomente ed immeritatamente famoso.
Tratto dal romanzo di Truman Capote, non vi ha proprio nulla a che fare, l'ho trovato noioso, melenso ed ai miei occhi ha anche il difetto di essere una pubblicità a favore dello stile di vita chiamato erroneamente consumistico.
Se ne scrivo è perchè mi rendo conto ( anche parlando con amici ) che non tutti, anzi in pochi sono interessati ai contenuti piuttosto che agli aspetti tecnici ed alla recitazione, un errore imperdonabile, perchè è questa la strada scelta per portare comportamenti, modi di pensare ed agire da una realtà virtuale alla vita reale, imporre mode, gusti, è così che senza rendercene conto si cambia poco alla volta, quella che crediamo una liberà scelta dovuta ad una diversità di possibilità, è invece il prodotto di un lavaggio del cervello sistematico, ininterrotto ed eseguito in forme diverse, sempre più aggressive per poi essere imposto in parte attraverso obblighi giustificati e vasellinati con paroloni tipo scientifico, bene comune, educazione ed in parte attraverso l'autocondizionamento e il conformismo di chi finisce per convincersi che se la maggioranza delle persone pensa ed agisce in un certo modo, perchè non dovrei farlo anch'io?
Per dirla in parole povere, siamo un prodotto, non siamo diversi da un auto, una bottiglia di spumante, un insetto od un albero.
Per il resto il film non arriva ai livelli di un " Fantasma " ( 1990 ) per il fatto che è recitato molto bene dai protagonisti ed i contenuti non sono così esasperati semplicemente perchè ci sono 30 anni di differenza tra le due pellicole e quindi siamo ancora nella fase del " convincimento morbido ". ( finestra di Overton )
La storia è quella di una ragazza che scappa da se stessa ( lo dirà apertamente il protagonista maschile in un dialogo alla fine del film ) e che per rifugiarsi da un mondo brutto e crudele sceglie guarda caso la gioielleria Tiffany, l'unico posto dove si sente viva.
C'è una scena a riguardo semplicemente esilarante, lui le vuol fare un regalo, ma non ha soldi ed il commesso comprensivi e premuroso trova il modo di accontentarli ugualmente.
Le persone, l'amore non hanno importanza.
Il finale è chiaramente ed ipocritamente consolatorio.
Un consiglio?
Leggetevi il riomanzo di Capote e poi se lo desiderate proprio guardatevi il film, perchè è sempre bene farsi un'idea con la propria testa.

Re: cinema d'autore

Inviato: 11/01/2019 - 15:03
da montag
I peccatori guardano il cielo ( Delitto e castigo ) 1956 Georges Lampin.
Il titolo originale è quello del romanzo di Fëdor Dostoevskij, mentre quello italiano è ripreso da una frase di un dialogo poco dopo l'inizio del film.
Un film che riflette e riprende in maniera molto efficace il dramma interiore di un assassino, in questo ricorda la stessa pena che prova l'immenso Edward G. Robinson nel film di Fritz Lang, " La strada scarlatta " , però contiene anche la critica sociale che verrà esplicitata a parole dal bravissimo protagonista ( Robert Hossein ) nella scena finale con il commissario ( Jean Gabin ) ed in questo ricorda " La chienne " un film di Jean Renoir, anche se in questo caso i termini di questa critica sono letteralmente all'opposto rispetto al film di Renoir.
Il resto degli attori sono tutti fenomenali, dalla bellissima e giovanissima Marina Vlady, a Julien Carette ( uno dei miei attori preferiti ), a Bernard Blier in un difficile ruolo di un pedofilo ed assassino, quindi altrettanto tormentato rispetto al protagonista, perchè quella strada lui l'aveva percorsa in precedenza, perciò ne conosceva le implicazioni morali, il resto era solo una maschera che indossava.
Un giovane studente si arrangia con lavori occasionali ed un giorno impegna un orologio da un'usuraia pur avendo ricevuto una somma considerevole da sua madre.
Il fatto è che questo denaro proviene da un uomo di mezza età che vuole sposare la giovanissima sorella, regalerà questo denaro alla famiglia di un ubriacone conosciuto in un bar ed in evidenti difficoltà economiche a causa del vizio del bere di quest'ultimo.
Poi arrivano la madre e la sorella e da qui si innestano una complessa serie di relazioni tra i personaggi, ognuno con i suoi problemi ed i suoi fantasmi facendo decollare decisamente il film.

Re: cinema d'autore

Inviato: 27/01/2019 - 19:44
da montag
L'amerikano 1972 Constantin Costa Gavras
Il film è dannatamente attuale, oggi come ieri, ed ovviamente censurato evidentemente qualche passaggio era troppo anche per unepoca certamente più permissiva dell'attuale, oggi il dissenso è una merce da vendere per quello che non è e per quello che non mostra e dice, attraverso opere spacciate che svelano segreti inconfessabili mentre in realtà ci si guarda bene di stare appena al di sotto della superficie.
Oltre che attuale è reale, mostra come si diventa ricchi e potenti a discapito del prossimo e non ci sono mezze misure, vale per gli individui come, in questo caso per gli stati.
Il film è la storia di un agente della C.I.A sotto copertura che organizza le ingerenze nel tessuto economico, sociale e politico in America latina e che viene sequestrato.
E' altrettanto realista nel mostrare il cinismo delle alte sfere nel sacrificare nulla più che un pedone in questo groviglio di interessi immensi, e mortali, un bel funerale, qualche bella parola e magari una bella medaglia.
Un bravissimo Yves Montand è l'agente che viene incalzato dai sequestratori e che capisce ben presto che verrà sacrificato.
Le immagini iniziali ci mostrano una città sotto assedio alla ricerca del funzionario, poi parte il confronto, all'inizio tenta di negare, ma i rivoluzionari sono molto bene informati.

Re: cinema d'autore

Inviato: 06/02/2019 - 20:56
da montag
La notte dell'incrocio 1932 Renoir
La prima versione cinematografica dell'ispettore Maigret, nasce dall'ammirazione che il regista aveva di Simenon, che ha contribuito al film con la sceneggiatura.
Quindi questa volta niente film a sfondo sociale, 70 minuti di un film che ha una qualità eccelsa, girato con la solita cura da Renoir che costruisce perfettamente quell'atmosfera cupa e di mistero che ci si aspetta da un film di questo genere,.
La storia è ambientata in un piccolo paese francese, dove all'inizio si scopre un omicidio di un gioielliere, i sospetti si orientano su ex ufficiale che vive con sua sorella, la giovanissima Winna Winifried ancora vivente, ma ognuno dei personaggi coinvolti pare avere qualcosa da nascondere.
Naturalmente, come ogni buon giallo, la situazione è più intricata di quello che sembra....