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Come partecipare alle azioni collettive per il recupero dell'imposta unica
Situazione attuale, prospettive, notizie.
Questa sezione non è un mercato. Gli obiettivi primari sono: a) raccogliere informazioni attendibili sul tema raccolta del gioco sul territorio attraverso CTD/CED, PVR, corner, agenzie etc. etc. b) approfondire i temi più importanti, gli aspetti legali e regolamentari del settore.
Potete contattare in privato solo chi lo chiede espressamente, sia che lasci la sua e-mail, o che sia abilitato all'uso dei messaggi privati.
Contattare in privato, o tentare di farlo, chi non lo chiede espressamente è spam.
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Se lasciate un indirizzo e-mail invece la responsabilità è vostra.
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Ricordate che qui non si parla di online, ma solo di raccolta su territorio.
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Come partecipare alle azioni collettive per il recupero dell'imposta unica
Messaggioda scommettitore siracusano » 26/06/2020 - 05:43
In questi giorni, si stanno incrementando le richieste di informazioni su come partecipare alle azioni collettive per il recupero dell'imposta unica, sia tramite contatti su facebook e sia tramite email.
E preferibile fare le domande in questa sezione del forum o in un gruppo facebook.
Se qualcuno mi scrive tramite email, e mi sottopone un caso specifico, la inoltro a un avvocato, che per dare un primo parere, anche se gratuito, vuole l'INDENTIFICAZIONE CERTA DELLA PERSONA INTERESSATA AL PARERE, e quindi copia di un documento di riconoscimento, contratto tra il bookmakers e gestore, e tutta la documentazione del caso specifico. E' la prassi normale con gli avvocati che poi potrebbero fare le azioni collettive, e di cui faccio da tramite.
Perchè più di un avvocato?
Mi sono già capitati casi che interessano oltre Stanleybet, Planet, Goldbet, Aleabet, ed altre; e alcuni avvocati hanno problemi di "conflitti di interesse" con una di queste società, e quindi non possono agire contro queste.
Se invece qualcuno mi conosce già tramite facebook, ed ho moltissimi amici virtuali tra i gestori, mi può contattare tramite "messenger" di facebook.
In ogni caso, è preferibile, prima di iniziare qualsiasi azione legale, di inviare una richiesta ufficiale scritta (ad esempio tramite raccomandata con ricevuta di ritorno) al bookmaker, chiedendo se intende pagare le cartelle dell'imposta unica passate, in atto e future, e in caso di non risposta scritta, o di risposte verbali poco convincenti, allora e solo allora contattare un avvocato, o me, che fungerei da tramite.
E preferibile fare le domande in questa sezione del forum o in un gruppo facebook.
Se qualcuno mi scrive tramite email, e mi sottopone un caso specifico, la inoltro a un avvocato, che per dare un primo parere, anche se gratuito, vuole l'INDENTIFICAZIONE CERTA DELLA PERSONA INTERESSATA AL PARERE, e quindi copia di un documento di riconoscimento, contratto tra il bookmakers e gestore, e tutta la documentazione del caso specifico. E' la prassi normale con gli avvocati che poi potrebbero fare le azioni collettive, e di cui faccio da tramite.
Perchè più di un avvocato?
Mi sono già capitati casi che interessano oltre Stanleybet, Planet, Goldbet, Aleabet, ed altre; e alcuni avvocati hanno problemi di "conflitti di interesse" con una di queste società, e quindi non possono agire contro queste.
Se invece qualcuno mi conosce già tramite facebook, ed ho moltissimi amici virtuali tra i gestori, mi può contattare tramite "messenger" di facebook.
In ogni caso, è preferibile, prima di iniziare qualsiasi azione legale, di inviare una richiesta ufficiale scritta (ad esempio tramite raccomandata con ricevuta di ritorno) al bookmaker, chiedendo se intende pagare le cartelle dell'imposta unica passate, in atto e future, e in caso di non risposta scritta, o di risposte verbali poco convincenti, allora e solo allora contattare un avvocato, o me, che fungerei da tramite.
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Re: Come partecipare alle azioni collettive per il recupero dell'imposta unica
Messaggioda scommettitore siracusano » 26/06/2020 - 07:43
A titolo esemplificativo, una di queste email che ho ricevuto mi segnalava che aveva letto un commento nel forum di Mandrake76, in cui spiegava il comportamento della Stanleybet, sulla scelta di assistere legalmente gli ex gestori, o non assisterli:
Innanzitutto loro intendono pagare per conto dei CTD ma non per tutti. Sul piano giuridico l’ imposta e’ a carico del CTD non del book. Pero’ se il CTD non paga il book sarebbe responsabile in solido. Quindi la Stanley (o chi per lei? Non so con chi stanno parlando) hanno risolto il problema attraverso la previsione di versamenti fatti, si dice tecnicamente, ‘in nome e per conto del CTD’.
Ora. Chi sono quelli per cui NON intendono pagare? Non sono quelli chiusi. Sono quelli che se ne sono andati senza rispettare il contratto. Mi hanno spiegato due casi: se uno ha chiuso alla scadenza naturale del contratto, cioe’ semplicemente non lo ha rinnovato e poi ha interrotto l’attivita, lui e’ protetto. Un’altra categoria protetta e’ quelli che hanno chiuso dopo che avevano avuto la chiusura legale e ci sono voluti piu’ di 6 mesi per riaprire. Se lui non ha piu’ riaperto con nessuno allora e’ protetto. Quelli che hanno riaperto con altri operatori non sono protetti. Naturalmente sono protetti tutti quelli che attualmente lavorano con Stanley. A questo proposito pero’ ho saputo da un’altra fonte che loro intendono ‘liberarsi’ (questa e’ stata la frase usata) di un 30% circa che e’ portatore di vari problemi: cattivi pagatori, lavorano sottobanco con altri book, danno come risultato dell’agenzia meno del 4% netto. E’ chiaro il motivo. Se una agenzia non fa nemmeno l’importo necessario per pagare le tasse che senso ha il rapporto? Mi sembra logico. Se e’ questo il "personale storico e valido" a cui ti riferisci non lo so. Ma nessuno si libera di persone valide. Evidentemente magari parliamo di qualcuno che lavorava sottobanco con qualcun altro. In questo caso .... ci sta che loro non ne vogliano piu’ sapere.
Tu mi dici .. chiediti perche’..... io ti rispondo: dimmelo tu perche’ mai una qualsiasi azienda dovrebbe liberarsi delle sue persone piu’ valide. Forse non sempre c’e’ identità di vedute su cosa e’ una persona valida.
Io francamente non vedo nell’atteggiamento della Stanley nulla di sbagliato. L’ imposta unica hanno detto che la pagheranno. Hanno fatto capire bene che non la pagheranno per quelli che, in un modo o nell’altro, li hanno traditi. Non ci vedo nulla di male in questo. Lo farei anch'io e credo chiunque di noi."
E a quanto sembra chi mi ha scritto non rientrerebbe tra coloro che hanno l'assistenza legale.
In questo caso, prima di sottoporla a uno degli avvocati, ho risposto che per pareri su casi specifici, gli avvocati chiedono l'identificazione dell'interessato.
Ovviamente, una cosa è l'assistenza legale, e un'altra il debito che è sicuramente a carico della Stanleybet, in base alle attuali sentenze della Corte Costituzionale del 2018 e della CJEU del 2020 e su cui i gestori potranno rivalersi, in quanto co-obbligati.
Innanzitutto loro intendono pagare per conto dei CTD ma non per tutti. Sul piano giuridico l’ imposta e’ a carico del CTD non del book. Pero’ se il CTD non paga il book sarebbe responsabile in solido. Quindi la Stanley (o chi per lei? Non so con chi stanno parlando) hanno risolto il problema attraverso la previsione di versamenti fatti, si dice tecnicamente, ‘in nome e per conto del CTD’.
Ora. Chi sono quelli per cui NON intendono pagare? Non sono quelli chiusi. Sono quelli che se ne sono andati senza rispettare il contratto. Mi hanno spiegato due casi: se uno ha chiuso alla scadenza naturale del contratto, cioe’ semplicemente non lo ha rinnovato e poi ha interrotto l’attivita, lui e’ protetto. Un’altra categoria protetta e’ quelli che hanno chiuso dopo che avevano avuto la chiusura legale e ci sono voluti piu’ di 6 mesi per riaprire. Se lui non ha piu’ riaperto con nessuno allora e’ protetto. Quelli che hanno riaperto con altri operatori non sono protetti. Naturalmente sono protetti tutti quelli che attualmente lavorano con Stanley. A questo proposito pero’ ho saputo da un’altra fonte che loro intendono ‘liberarsi’ (questa e’ stata la frase usata) di un 30% circa che e’ portatore di vari problemi: cattivi pagatori, lavorano sottobanco con altri book, danno come risultato dell’agenzia meno del 4% netto. E’ chiaro il motivo. Se una agenzia non fa nemmeno l’importo necessario per pagare le tasse che senso ha il rapporto? Mi sembra logico. Se e’ questo il "personale storico e valido" a cui ti riferisci non lo so. Ma nessuno si libera di persone valide. Evidentemente magari parliamo di qualcuno che lavorava sottobanco con qualcun altro. In questo caso .... ci sta che loro non ne vogliano piu’ sapere.
Tu mi dici .. chiediti perche’..... io ti rispondo: dimmelo tu perche’ mai una qualsiasi azienda dovrebbe liberarsi delle sue persone piu’ valide. Forse non sempre c’e’ identità di vedute su cosa e’ una persona valida.
Io francamente non vedo nell’atteggiamento della Stanley nulla di sbagliato. L’ imposta unica hanno detto che la pagheranno. Hanno fatto capire bene che non la pagheranno per quelli che, in un modo o nell’altro, li hanno traditi. Non ci vedo nulla di male in questo. Lo farei anch'io e credo chiunque di noi."
E a quanto sembra chi mi ha scritto non rientrerebbe tra coloro che hanno l'assistenza legale.
In questo caso, prima di sottoporla a uno degli avvocati, ho risposto che per pareri su casi specifici, gli avvocati chiedono l'identificazione dell'interessato.
Ovviamente, una cosa è l'assistenza legale, e un'altra il debito che è sicuramente a carico della Stanleybet, in base alle attuali sentenze della Corte Costituzionale del 2018 e della CJEU del 2020 e su cui i gestori potranno rivalersi, in quanto co-obbligati.
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Re: Come partecipare alle azioni collettive per il recupero dell'imposta unica
Messaggioda scommettitore siracusano » 26/06/2020 - 10:48
E, a questo punto, è naturale chiedere un commento proprio a Mandrake76, che è sempre stato ben informato e in contatto con la direzione Stanleybet.
Perchè fino ad oggi non sono state pagate le rate relative all'imposta unica per i gestori che ne avevano diritto secondo i criteri esposti nel commento precedente?
E cosa vuole fare oggi la Stanleybet in merito?
Mandrake76 ha gli stessi dubbi di Rimalessio, o è più fiducioso?
A quanto ne so, da vari gestori, non c'è mai stato alcun impegno scritto, ma solo discorsi verbali; però posso anche non essere del tutto aggiornato.
Perchè fino ad oggi non sono state pagate le rate relative all'imposta unica per i gestori che ne avevano diritto secondo i criteri esposti nel commento precedente?
E cosa vuole fare oggi la Stanleybet in merito?
Mandrake76 ha gli stessi dubbi di Rimalessio, o è più fiducioso?
A quanto ne so, da vari gestori, non c'è mai stato alcun impegno scritto, ma solo discorsi verbali; però posso anche non essere del tutto aggiornato.
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Re: Come partecipare alle azioni collettive per il recupero dell'imposta unica
Messaggioda scommettitore siracusano » 28/06/2020 - 09:53
Questo è un interessante articolo che mi è stato recentemente segnalato:
SULLE TASSE VINCE L’ITALIA E SI INCRINA L’ASSE CTD-BOOKMAKER
https://www.slotjava.it/notizie/sulle-t ... u7R2-i-qZ4
LEGISLAZIONE
La Corte di Giustizia legittima la norma che obbliga i bookmaker senza concessione e i Ctd a pagare il prelievo sulle scommesse raccolte in Italia
La rete dei Ctd si è ridotta del 75% in questi anni, ma quei centri potrebbero comunque essere costretti a pagare la tassa, al posto dei bookmaker
Dei modi di rivalersi sul bookmaker comunque ci sono, come spiega l’avvocato Vincenzo Matera, esperto del settore
I bookmaker però non si arrendono, e cercheranno di tornare alla Corte di Giustizia o alla Corte Costituzionale
A guardarle da fuori sembrano delle normalissime agenzie di scommesse, con le insegne in bella mostra, i tabelloni con le quote e le statistiche e la fila di computer per piazzare le giocate. E poi sono in molte città, per tanti anni sono state molto più diffuse delle vere agenzie di scommesse, e nella maggior parte dei casi sono lì da anni. Di fronte a un negozio del genere, quasi tutti a colpo d’occhio avremmo detto che si trattava di una agenzia di scommesse legale, e non di un Ctd irregolare. Gli scommettitori più esperti invece sanno che i Ctd offrono spesso quote più alte, e questo fa la differenza.
Sono 20 anni che l’Italia prova a stroncare la rete dei Ctd – si tratta in buona sostanza di centri che inviano le scommesse a dei bookmaker esteri senza concessione italiana – e finalmente ha messo a segno un punto decisivo, anche se è presto per dire che potrebbe addirittura vincere la guerra. I bookmaker esteri infatti hanno già annunciato che non intendono arrendersi. La svolta è arrivata qualche giorno fa quando la Corte di Giustizia Europea ha riconosciuto che è perfettamente legittima, e non contrasta con alcun principio comunitario, la norma che impone ai bookmaker senza concessione di versare il prelievo sulle scommesse che raccolgono. Con una maggiorazione del 300%. Ma al di là delle conseguenze giuridiche dirette, c’è il fatto che la tassa colpisce in primo luogo le agenzie, i Ctd, appunto, e rischia di mettere in crisi l’asse con le compagnie madri. “I rapporti tra le parti sono veramente tesi” ci conferma Vincenzo Matera, avvocato esperto di gaming da sempre molto vicino al settore dei Ctd e dei bookmaker esteri. Insomma, la stangata fiscale potrebbe riuscire laddove processi penali e sanzioni amministrative hanno fallito.
Facciamo qualche passo indietro
Riassumere interamente la vicenda richiederebbe troppo tempo, e saremo costretti a generalizzare un bel po’. Il problema comunque nasce dal fatto che l’Italia ha commesso una serie di errori nei bandi per assegnare le concessioni delle scommesse, e i bookmaker esteri – facendo leva sul diritto comunitario – hanno ottenuto delle sentenze favorevoli dalla Corte di Giustizia Europea. Vale a dire che sono riusciti a dimostrare che alcune previsioni dei bandi erano discriminatorie, e avevano impedito di partecipare alla gara. Ora, l’attività che bookmaker e Ctd svolgono sarebbe di per sé un reato, viene punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. Ma l’effetto di quelle sentenze è che questa norma è stata disapplicata nella maggior parte dei casi. In buona sostanza, in base al Diritto Comunitario, se hai escluso in maniera discriminatoria una compagnia europea, non la puoi sanzionare o condannare se quella trova un altro modo per entrare. Nel corso degli anni, l’Italia ha varato una serie di altre norme per contrastare i bookmaker esteri. Per un po’ magari qualche risultato lo ha anche ottenuto, ma poi la questione tornava di fronte alla Corte di Giustizia. E queste misure diventavano quindi un impedimento che gli esteri non avrebbero dovuto fronteggiare, se avessero potuto partecipare alle gare alle stesse condizioni degli altri.
Se non puoi batterli, unisciti a loro
Dopo una decina d’anni di questo scontro serrato, la guerra sembrava persa, tanto che ormai i bookmaker non venivano più definiti come illegali, per tutti erano diventati i paralleli, se non addirittura i diversamente legali.
E l’Italia ha fatto un paio di mosse che avevano il sapore della resa. Le più eclatanti sono state le due sanatorie del 2015 e del 2016, in pratica questi operatori hanno avuto la possibilità di regolarizzarsi e di acquisire una concessione – o meglio un’autorizzazione – senza partecipare a nessuna gara. Bastava pagare un gettone di ingresso di 10mila euro, e versare l’imposta arretrata. Sì, il prelievo sulle scommesse raccolte, quello che versano i normali concessionari. Perché – e questo in realtà è stato il primo segnale – lo Stato italiano chiede ai bookmaker di pagare le tasse fin dal 2011. La norma è una tagliola, farebbe tremare chiunque, ma lì per lì sembrava solo l’ennesimo escamotage destinato a fallire. E soprattutto suonava come un’ammissione: “non vi batteremo mai, almeno pagate le tasse”.
Ora la tassa – in questi dieci anni – ha lavorato lentamente, anche perché è stata rinviata prima alla Corte Costituzionale, e poi adesso anche alla Corte di Giustizia. La Corte Costituzionale ne ha bocciato un aspetto, ovvero il fatto che il prelievo dovesse essere pagato retroattivamente anche per gli anni prima del 2011, ma ha legittimato il resto. Secondo i giudici comunitari, invece, la tassa non produce una discriminazione nei confronti dei bookmaker paralleli, e quindi non contrasta i principi dell’UE. Dopo la Corte Costituzionale e la Corte di Giustizia non c’è nessuno e – è vero che c’è la possibilità di tornare di fronte a quei giudici – ma per il momento l’impianto è saldo.
Come funziona la tassa, i due perni fondamentali del meccanismo
La tassa per i bookmaker esteri è triplicata, rispetto a quella che versano i concessionari. Un piccolo inciso, i concessionari dal 2016 pagano una tassa sul margine (ovvero quello che resta della raccolta una volta pagate le vincite) che è il sistema più agile, e consente ai concessionari di battersi a armi pari, o quasi, con gli illegali. Non a caso lo si usa anche per i casinò online ADM, per i quali la concorrenza è spietata. A Ctd e bookmaker paralleli invece si continua a applicare la tassazione sulla raccolta, che sicuramente è meno vantaggiosa. Anche per questo gli esteri dicono di subire una discriminazione, ma per il momento il sistema regge. Comunque, periodicamente i Monopoli pubblicano i dati medi per provincia, e quel dato serve per stimare quante scommesse raccolgono i paralleli, quando non è possibile ricostruirlo in altro modo. Prendendo come esempio il 2019, si va dai 151mila euro annui che in media raccoglie un’agenzia del Sud Sardegna, al milione di euro e passa di Bolzano. Questo valore – stabilisce sempre la norma – si moltiplica per 3, e poi si applica l’aliquota, e “di solito viene applicata sempre quella dell’8%” ci spiega ancora l’avv. Vincenzo Matera. Quindi, tornando al nostro esempio, per un Ctd del Sud Sardegna il prelievo supera i 36mila euro, per uno di Bolzano si arriva a quasi 250mila euro.
Ma poi la norma prevede che il Ctd sia responsabile in solido, assieme alla compagnia madre. In altri termini: visto che è impossibile far pagare le tasse a una società che ha sede all’estero, intanto si persegue il centro che è in Italia, e poi se questo ne ha la possibilità regolerà i conti con il bookmaker. Solo che il Ctd è una semplice ricevitoria, e tutti quei soldi – se effettivamente li raccoglie – li vede semplicemente passare, transitare verso il bookmaker. Per l’attività che svolge percepisce un semplice aggio, una commissione che in media varia dal 6 all’8%. Sempre tornando ai nostri esempi, il centro del Sud Sardegna, prendendo per buono quel dato di raccolta, guadagna 12mila euro di aggio l’anno. Ma potrebbe essere chiamato a pagare 36mila euro di imposta unica. Il centro di Bolzano percepisce un aggio di 83mila euro, ma l’imposta unica che dovrebbe versare è di 250mila euro. Vale a dire che le tasse sarebbero circa il triplo degli introiti.
La tassa spetta al bookmaker, ma ci sono tanti casi in cui a pagare è il Ctd
Ora, il bookmaker di norma per contratto si fa carico di pagare queste cifre, e finché il rapporto con la compagnia madre non si interrompe, non ci sono problemi. Ma quando il contratto per un qualunque motivo finisce, o se il Ctd chiude, il titolare rischia di rimanere con il cerino in mano. Perché è l’unico che le autorità italiane possano perseguire, e non è facile a quel punto perseguire il bookmaker. I casi non sono pochi, soprattutto se si considera che il numero di Ctd si è ridotto notevolmente. Qualche anno fa si stimava ne esistessero circa 8mila, ma circa 2.600 sono stati riassorbiti con le sanatorie. Ci sono state poi anche una serie di inchieste giudiziarie che hanno smantellato dei bookmaker enormi – in tutti i casi i vertici erano vicini a clan mafiosi, e spesso le scommesse venivano utilizzate per riciclare denaro – e la rete di Ctd, sebbene fosse spesso estranea alle accuse, è stata sciolta. E poi ci sono semplicemente i punti che hanno cambiato attività. Sul mercato ovviamente è entrato qualche nuovo operatore, ma non ha riassorbito tutti i punti rimasti orfani. Insomma, “Non c’è una stima precisa di quanti centri siano ancora attivi oggigiorno” osserva Matera, “ma non credo ne siano rimasti più di 2mila, un quarto della rete di un tempo”. Anche se i centri sono stati chiusi, i titolari possono tuttora ricevere le contestazioni per il prelievo sulle scommesse. “L’Amministrazione contesta il mancato pagamento a tutti i Ctd che in passato hanno raccolto scommesse per operatori esteri. Le cartelle esattoriali ovviamente vengono inviate anche ai bookmaker esteri, ma è impossibile andare a chiedere a un soggetto estero di pagare le tasse in Italia”. Ora, se il bookmaker esiste ancora, il centro può fargli causa, ma il problema è che la deve intentare di fronte a un giudice estero. Ovviamente, questo fa lievitare i costi. “Che io sappia nessuno ci ha provato, anche perché nessuno vuole anticipare le spese e gli onorari di una causa che necessita anche un avvocato straniero” osserva ancora Matera. Ma visto che anche il prelievo sulle scommesse è ingente, e visto che magari nel contratto con il centro il bookmaker potrebbe essersi accollato la tassa, non è da escludere che qualche punto si sia mosso. E forse, per evitare clamori, la questione potrebbe essersi chiusa con un accordo. “Eventualità che non è da scartare” commenta Matera. Ma siamo nel campo delle mere ipotesi, anche perché se così fosse l’accordo sarebbe protetto da una clausola di riservatezza.
Alcune possibili soluzioni ci sono
Per trovare una soluzione italiana per questi centri sarà necessario tornare alla Corte di Giustizia, o alla Corte Costituzionale. “I giudici comunitari non si sono occupati del fatto che ai Ctd venga chiesto di pagare il triplo dell’imposta” osserva ad esempio Matera. “Ha detto in sostanza che non era oggetto del rinvio. E su questo si può cercare di tornare di fronte ai giudici comunitari”. Possibile anche tentare di ottenere un nuovo rinvio alla Corte Costituzionale, “già in passato abbiamo fatto leva sull’eccessiva sproporzione tra imposta e aggio, ma oggi nessuna Commissione Tributaria ha girato la questione in Corte Costituzionale”. Tutto dipende insomma dalle Commissioni Tributarie e dalla Cassazione, che adesso avranno il compito di applicare la sentenza della Corte di Giustizia ai tanti casi concreti.
*****
Quando però è stato scritto questo articolo, non era ancora spuntata l'IDEA DI AZIONI LEGALI COLLETTIVE, che possono diminuire i costi per ogni gestore, e rendere fattibili le azioni legali collettive.
SULLE TASSE VINCE L’ITALIA E SI INCRINA L’ASSE CTD-BOOKMAKER
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LEGISLAZIONE
La Corte di Giustizia legittima la norma che obbliga i bookmaker senza concessione e i Ctd a pagare il prelievo sulle scommesse raccolte in Italia
La rete dei Ctd si è ridotta del 75% in questi anni, ma quei centri potrebbero comunque essere costretti a pagare la tassa, al posto dei bookmaker
Dei modi di rivalersi sul bookmaker comunque ci sono, come spiega l’avvocato Vincenzo Matera, esperto del settore
I bookmaker però non si arrendono, e cercheranno di tornare alla Corte di Giustizia o alla Corte Costituzionale
A guardarle da fuori sembrano delle normalissime agenzie di scommesse, con le insegne in bella mostra, i tabelloni con le quote e le statistiche e la fila di computer per piazzare le giocate. E poi sono in molte città, per tanti anni sono state molto più diffuse delle vere agenzie di scommesse, e nella maggior parte dei casi sono lì da anni. Di fronte a un negozio del genere, quasi tutti a colpo d’occhio avremmo detto che si trattava di una agenzia di scommesse legale, e non di un Ctd irregolare. Gli scommettitori più esperti invece sanno che i Ctd offrono spesso quote più alte, e questo fa la differenza.
Sono 20 anni che l’Italia prova a stroncare la rete dei Ctd – si tratta in buona sostanza di centri che inviano le scommesse a dei bookmaker esteri senza concessione italiana – e finalmente ha messo a segno un punto decisivo, anche se è presto per dire che potrebbe addirittura vincere la guerra. I bookmaker esteri infatti hanno già annunciato che non intendono arrendersi. La svolta è arrivata qualche giorno fa quando la Corte di Giustizia Europea ha riconosciuto che è perfettamente legittima, e non contrasta con alcun principio comunitario, la norma che impone ai bookmaker senza concessione di versare il prelievo sulle scommesse che raccolgono. Con una maggiorazione del 300%. Ma al di là delle conseguenze giuridiche dirette, c’è il fatto che la tassa colpisce in primo luogo le agenzie, i Ctd, appunto, e rischia di mettere in crisi l’asse con le compagnie madri. “I rapporti tra le parti sono veramente tesi” ci conferma Vincenzo Matera, avvocato esperto di gaming da sempre molto vicino al settore dei Ctd e dei bookmaker esteri. Insomma, la stangata fiscale potrebbe riuscire laddove processi penali e sanzioni amministrative hanno fallito.
Facciamo qualche passo indietro
Riassumere interamente la vicenda richiederebbe troppo tempo, e saremo costretti a generalizzare un bel po’. Il problema comunque nasce dal fatto che l’Italia ha commesso una serie di errori nei bandi per assegnare le concessioni delle scommesse, e i bookmaker esteri – facendo leva sul diritto comunitario – hanno ottenuto delle sentenze favorevoli dalla Corte di Giustizia Europea. Vale a dire che sono riusciti a dimostrare che alcune previsioni dei bandi erano discriminatorie, e avevano impedito di partecipare alla gara. Ora, l’attività che bookmaker e Ctd svolgono sarebbe di per sé un reato, viene punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. Ma l’effetto di quelle sentenze è che questa norma è stata disapplicata nella maggior parte dei casi. In buona sostanza, in base al Diritto Comunitario, se hai escluso in maniera discriminatoria una compagnia europea, non la puoi sanzionare o condannare se quella trova un altro modo per entrare. Nel corso degli anni, l’Italia ha varato una serie di altre norme per contrastare i bookmaker esteri. Per un po’ magari qualche risultato lo ha anche ottenuto, ma poi la questione tornava di fronte alla Corte di Giustizia. E queste misure diventavano quindi un impedimento che gli esteri non avrebbero dovuto fronteggiare, se avessero potuto partecipare alle gare alle stesse condizioni degli altri.
Se non puoi batterli, unisciti a loro
Dopo una decina d’anni di questo scontro serrato, la guerra sembrava persa, tanto che ormai i bookmaker non venivano più definiti come illegali, per tutti erano diventati i paralleli, se non addirittura i diversamente legali.
E l’Italia ha fatto un paio di mosse che avevano il sapore della resa. Le più eclatanti sono state le due sanatorie del 2015 e del 2016, in pratica questi operatori hanno avuto la possibilità di regolarizzarsi e di acquisire una concessione – o meglio un’autorizzazione – senza partecipare a nessuna gara. Bastava pagare un gettone di ingresso di 10mila euro, e versare l’imposta arretrata. Sì, il prelievo sulle scommesse raccolte, quello che versano i normali concessionari. Perché – e questo in realtà è stato il primo segnale – lo Stato italiano chiede ai bookmaker di pagare le tasse fin dal 2011. La norma è una tagliola, farebbe tremare chiunque, ma lì per lì sembrava solo l’ennesimo escamotage destinato a fallire. E soprattutto suonava come un’ammissione: “non vi batteremo mai, almeno pagate le tasse”.
Ora la tassa – in questi dieci anni – ha lavorato lentamente, anche perché è stata rinviata prima alla Corte Costituzionale, e poi adesso anche alla Corte di Giustizia. La Corte Costituzionale ne ha bocciato un aspetto, ovvero il fatto che il prelievo dovesse essere pagato retroattivamente anche per gli anni prima del 2011, ma ha legittimato il resto. Secondo i giudici comunitari, invece, la tassa non produce una discriminazione nei confronti dei bookmaker paralleli, e quindi non contrasta i principi dell’UE. Dopo la Corte Costituzionale e la Corte di Giustizia non c’è nessuno e – è vero che c’è la possibilità di tornare di fronte a quei giudici – ma per il momento l’impianto è saldo.
Come funziona la tassa, i due perni fondamentali del meccanismo
La tassa per i bookmaker esteri è triplicata, rispetto a quella che versano i concessionari. Un piccolo inciso, i concessionari dal 2016 pagano una tassa sul margine (ovvero quello che resta della raccolta una volta pagate le vincite) che è il sistema più agile, e consente ai concessionari di battersi a armi pari, o quasi, con gli illegali. Non a caso lo si usa anche per i casinò online ADM, per i quali la concorrenza è spietata. A Ctd e bookmaker paralleli invece si continua a applicare la tassazione sulla raccolta, che sicuramente è meno vantaggiosa. Anche per questo gli esteri dicono di subire una discriminazione, ma per il momento il sistema regge. Comunque, periodicamente i Monopoli pubblicano i dati medi per provincia, e quel dato serve per stimare quante scommesse raccolgono i paralleli, quando non è possibile ricostruirlo in altro modo. Prendendo come esempio il 2019, si va dai 151mila euro annui che in media raccoglie un’agenzia del Sud Sardegna, al milione di euro e passa di Bolzano. Questo valore – stabilisce sempre la norma – si moltiplica per 3, e poi si applica l’aliquota, e “di solito viene applicata sempre quella dell’8%” ci spiega ancora l’avv. Vincenzo Matera. Quindi, tornando al nostro esempio, per un Ctd del Sud Sardegna il prelievo supera i 36mila euro, per uno di Bolzano si arriva a quasi 250mila euro.
Ma poi la norma prevede che il Ctd sia responsabile in solido, assieme alla compagnia madre. In altri termini: visto che è impossibile far pagare le tasse a una società che ha sede all’estero, intanto si persegue il centro che è in Italia, e poi se questo ne ha la possibilità regolerà i conti con il bookmaker. Solo che il Ctd è una semplice ricevitoria, e tutti quei soldi – se effettivamente li raccoglie – li vede semplicemente passare, transitare verso il bookmaker. Per l’attività che svolge percepisce un semplice aggio, una commissione che in media varia dal 6 all’8%. Sempre tornando ai nostri esempi, il centro del Sud Sardegna, prendendo per buono quel dato di raccolta, guadagna 12mila euro di aggio l’anno. Ma potrebbe essere chiamato a pagare 36mila euro di imposta unica. Il centro di Bolzano percepisce un aggio di 83mila euro, ma l’imposta unica che dovrebbe versare è di 250mila euro. Vale a dire che le tasse sarebbero circa il triplo degli introiti.
La tassa spetta al bookmaker, ma ci sono tanti casi in cui a pagare è il Ctd
Ora, il bookmaker di norma per contratto si fa carico di pagare queste cifre, e finché il rapporto con la compagnia madre non si interrompe, non ci sono problemi. Ma quando il contratto per un qualunque motivo finisce, o se il Ctd chiude, il titolare rischia di rimanere con il cerino in mano. Perché è l’unico che le autorità italiane possano perseguire, e non è facile a quel punto perseguire il bookmaker. I casi non sono pochi, soprattutto se si considera che il numero di Ctd si è ridotto notevolmente. Qualche anno fa si stimava ne esistessero circa 8mila, ma circa 2.600 sono stati riassorbiti con le sanatorie. Ci sono state poi anche una serie di inchieste giudiziarie che hanno smantellato dei bookmaker enormi – in tutti i casi i vertici erano vicini a clan mafiosi, e spesso le scommesse venivano utilizzate per riciclare denaro – e la rete di Ctd, sebbene fosse spesso estranea alle accuse, è stata sciolta. E poi ci sono semplicemente i punti che hanno cambiato attività. Sul mercato ovviamente è entrato qualche nuovo operatore, ma non ha riassorbito tutti i punti rimasti orfani. Insomma, “Non c’è una stima precisa di quanti centri siano ancora attivi oggigiorno” osserva Matera, “ma non credo ne siano rimasti più di 2mila, un quarto della rete di un tempo”. Anche se i centri sono stati chiusi, i titolari possono tuttora ricevere le contestazioni per il prelievo sulle scommesse. “L’Amministrazione contesta il mancato pagamento a tutti i Ctd che in passato hanno raccolto scommesse per operatori esteri. Le cartelle esattoriali ovviamente vengono inviate anche ai bookmaker esteri, ma è impossibile andare a chiedere a un soggetto estero di pagare le tasse in Italia”. Ora, se il bookmaker esiste ancora, il centro può fargli causa, ma il problema è che la deve intentare di fronte a un giudice estero. Ovviamente, questo fa lievitare i costi. “Che io sappia nessuno ci ha provato, anche perché nessuno vuole anticipare le spese e gli onorari di una causa che necessita anche un avvocato straniero” osserva ancora Matera. Ma visto che anche il prelievo sulle scommesse è ingente, e visto che magari nel contratto con il centro il bookmaker potrebbe essersi accollato la tassa, non è da escludere che qualche punto si sia mosso. E forse, per evitare clamori, la questione potrebbe essersi chiusa con un accordo. “Eventualità che non è da scartare” commenta Matera. Ma siamo nel campo delle mere ipotesi, anche perché se così fosse l’accordo sarebbe protetto da una clausola di riservatezza.
Alcune possibili soluzioni ci sono
Per trovare una soluzione italiana per questi centri sarà necessario tornare alla Corte di Giustizia, o alla Corte Costituzionale. “I giudici comunitari non si sono occupati del fatto che ai Ctd venga chiesto di pagare il triplo dell’imposta” osserva ad esempio Matera. “Ha detto in sostanza che non era oggetto del rinvio. E su questo si può cercare di tornare di fronte ai giudici comunitari”. Possibile anche tentare di ottenere un nuovo rinvio alla Corte Costituzionale, “già in passato abbiamo fatto leva sull’eccessiva sproporzione tra imposta e aggio, ma oggi nessuna Commissione Tributaria ha girato la questione in Corte Costituzionale”. Tutto dipende insomma dalle Commissioni Tributarie e dalla Cassazione, che adesso avranno il compito di applicare la sentenza della Corte di Giustizia ai tanti casi concreti.
*****
Quando però è stato scritto questo articolo, non era ancora spuntata l'IDEA DI AZIONI LEGALI COLLETTIVE, che possono diminuire i costi per ogni gestore, e rendere fattibili le azioni legali collettive.
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- Budinone Imperiale
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Re: Come partecipare alle azioni collettive per il recupero dell'imposta unica
Messaggioda Beatriz1986 » 23/12/2020 - 18:27
Buonasera
Ho scritto qualche volta su questo forum in merito alla imposta unica ctd e sulla necessità di fare delle azioni collettive, argomento più volte proposto dall scommettitore siracusano che seguo con interesse perche veramente informato e competente.
Come scritto precedentemente la mia sfortuna e avere un ctd per poco più di un anno e nonostante ciò mi trovo con più di 60.000 di cartelle dell agenzia delle entrate riscossione. Come saprete la corte europea ha respinto il ricorso della Stanleybet e in ogni grado di giudizio perderete le cause contro lo stato italiano, quindi l'unica possibilità è fare delle azioni collettive contro i bookmaker come suggerito dal scommettitore siracusano per poter recuperare almeno in parte gli importi che sono veramente improponibili, soprattutto per quelli che pagheranno il triplo della media nazionale.
Per quanto riguarda mandrake, grande esperto di faccende stanley, vorrei sapere se per qualche gestore è stata pagata qualche annualità e intanto le cartelle arrivano ai gestori ed ex e non ai bookmaker.
Io sono un ex gestore che non è scappato con la cassa come afferma mandrake ma semplicemente cambiato attività cedendo ad un altro disperato con il consenso della bookmaker anche perché la stanley non me la sono sposato e magari nella vita vorrei avere meno problemi con la GDF, con agenzia delle entrate ecc ecc.
A quelli che intraprendono tale attività consiglio di stare con bookmaker legalizzati a quelli (pochi dai punti vendita che vedo) che hanno ancora ctd e agli ex gestori di pensare seriamente ad un azione collettiva.
Agli ex gestori non è stata assicurata nessuna assistenza legale (qualche sentenza tipo gambelli platanica che neanche al tribunale di paese ti fanno passare). Giusto per dare qualche statistica 80% delle cause già venivano respinte prima, pensate dopo la sentenza della corte europea. Il sito dell avv della Stanley, (mandrake lo sa sicuramente) nr 1 nel panorama scommesse, veramente forte nell suo ambito e rimasto ancora aggiornato all 2018, neanche della sentenza europea c'è traccia.
Vi auguro un buon natale a tutti (il mio è veramente terribile)
Ho scritto qualche volta su questo forum in merito alla imposta unica ctd e sulla necessità di fare delle azioni collettive, argomento più volte proposto dall scommettitore siracusano che seguo con interesse perche veramente informato e competente.
Come scritto precedentemente la mia sfortuna e avere un ctd per poco più di un anno e nonostante ciò mi trovo con più di 60.000 di cartelle dell agenzia delle entrate riscossione. Come saprete la corte europea ha respinto il ricorso della Stanleybet e in ogni grado di giudizio perderete le cause contro lo stato italiano, quindi l'unica possibilità è fare delle azioni collettive contro i bookmaker come suggerito dal scommettitore siracusano per poter recuperare almeno in parte gli importi che sono veramente improponibili, soprattutto per quelli che pagheranno il triplo della media nazionale.
Per quanto riguarda mandrake, grande esperto di faccende stanley, vorrei sapere se per qualche gestore è stata pagata qualche annualità e intanto le cartelle arrivano ai gestori ed ex e non ai bookmaker.
Io sono un ex gestore che non è scappato con la cassa come afferma mandrake ma semplicemente cambiato attività cedendo ad un altro disperato con il consenso della bookmaker anche perché la stanley non me la sono sposato e magari nella vita vorrei avere meno problemi con la GDF, con agenzia delle entrate ecc ecc.
A quelli che intraprendono tale attività consiglio di stare con bookmaker legalizzati a quelli (pochi dai punti vendita che vedo) che hanno ancora ctd e agli ex gestori di pensare seriamente ad un azione collettiva.
Agli ex gestori non è stata assicurata nessuna assistenza legale (qualche sentenza tipo gambelli platanica che neanche al tribunale di paese ti fanno passare). Giusto per dare qualche statistica 80% delle cause già venivano respinte prima, pensate dopo la sentenza della corte europea. Il sito dell avv della Stanley, (mandrake lo sa sicuramente) nr 1 nel panorama scommesse, veramente forte nell suo ambito e rimasto ancora aggiornato all 2018, neanche della sentenza europea c'è traccia.
Vi auguro un buon natale a tutti (il mio è veramente terribile)
Re: Come partecipare alle azioni collettive per il recupero dell'imposta unica
Messaggioda rambo7 » 17/02/2021 - 10:03
Salve
sono un ex esercente Stanleybet, la mia cartella ha un importo di 98000 e stanley mi consiglia di iniziare a pagare. Potrei avere notizie più approfondite per procedere ad un'azione? un contatto? qualcuno di voi ha vinto la causa contro uno di questi book che rifiutano di pagare l'imposta?
grazie
sono un ex esercente Stanleybet, la mia cartella ha un importo di 98000 e stanley mi consiglia di iniziare a pagare. Potrei avere notizie più approfondite per procedere ad un'azione? un contatto? qualcuno di voi ha vinto la causa contro uno di questi book che rifiutano di pagare l'imposta?
grazie
Re: Come partecipare alle azioni collettive per il recupero dell'imposta unica
Messaggioda raider80 » 17/02/2021 - 13:27
Ciao Rambo 7 Anch'io sono un ex ctd StanleyBet e anch'io ho il tuo stesso problema anche a me alla StanleyBet mi diceva ti pago ti pago Ma poi alla fine non ti pagano niente ma fidati ma anche quelli che stanno lavorando adesso con stanleybet hanno lo stesso problema
Se mi lasci un recapito Magari ci possiamo sentire un'email
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Re: Come partecipare alle azioni collettive per il recupero dell'imposta unica
Messaggioda Beatriz1986 » 24/02/2021 - 17:57
Ciao
Anche io sono un ex ctd. Ci sono solo due possibilità per risolvere questo problema che ci rovina per sempre la vita.
1) Che adm costringa la stanley a pagare imposta unica pena chiusura di quei pochi centri ancora aperti e credo che lo farà nei prossimi mesi quando apriranno tutti i punti scommessa e cmq essendo un ex ctd non hai la certezza che pagano imposta unica anche per noi,anzi credo proprio di no ma in quel caso hai il presupposto per fare una causa
2) fare una causa collettiva per contenere i costi, come più volte suggerito dallo scommettitore siracusano che ha dei costi enormi perché è una causa internazionale
In tutte le sentenze lo stato italiano pone il bookmaker come coobbligato nel risolvere l'imposta ma nel frattempo le cartelle arrivano ai gestori.e ti dovresti imbarcare in una causa che potrebbe durare anni e con costi enormi conoscendo la stanley. Ce ne una terza ma potrebbe durare anni ,cioè che si torna alla corte europea, credo che si chiami grande sezione e dia ragione alla stanley e poi recepito dai tribunali Italiani...forse nel 2030!!!! In tutto ciò le cartelle cominciano ad arrivare e arriveranno a tutti prima o poi ....purtroppo!!!!!
Anche io sono un ex ctd. Ci sono solo due possibilità per risolvere questo problema che ci rovina per sempre la vita.
1) Che adm costringa la stanley a pagare imposta unica pena chiusura di quei pochi centri ancora aperti e credo che lo farà nei prossimi mesi quando apriranno tutti i punti scommessa e cmq essendo un ex ctd non hai la certezza che pagano imposta unica anche per noi,anzi credo proprio di no ma in quel caso hai il presupposto per fare una causa
2) fare una causa collettiva per contenere i costi, come più volte suggerito dallo scommettitore siracusano che ha dei costi enormi perché è una causa internazionale
In tutte le sentenze lo stato italiano pone il bookmaker come coobbligato nel risolvere l'imposta ma nel frattempo le cartelle arrivano ai gestori.e ti dovresti imbarcare in una causa che potrebbe durare anni e con costi enormi conoscendo la stanley. Ce ne una terza ma potrebbe durare anni ,cioè che si torna alla corte europea, credo che si chiami grande sezione e dia ragione alla stanley e poi recepito dai tribunali Italiani...forse nel 2030!!!! In tutto ciò le cartelle cominciano ad arrivare e arriveranno a tutti prima o poi ....purtroppo!!!!!
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